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Linee di indirizzo europee per il 2020 e decreto rinnovabili in Italia: quali prospettive ?

Ultimo aggiornamento: 17-03-2011
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L’Unione Europea ha stabilito in modo vincolante le direttrici che i paesi membri devono intraprendere, da qui al 2020, per combattere i cambiamenti climatici e promuovere l’uso delle energie prodotte da fonti rinnovabili. Le linee di indirizzo per il 2020 sono tre:

  • ridurre del 20 per cento le emissioni di gas serra (dal 1990 al 2020)
  • conseguire un risparmio energetico del 20 per cento
  • aumentare al 20 per cento la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili

All’Italia spetta il compito, abbastanza in linea con questi obiettivi, di raggiungere un incremento di produzione di energia pulita di almeno il 17 per cento al 2020.

Nel 2008 il nostro paese era a questo punto: le fonti rinnovabili contribuivano ai consumi energetici per circa il 9,6% dei consumi di energia totali. Nel 2010, per compiere gli adeguati passi verso gli obiettivi prefissati, l’Italia ha presentato all’Unione il Piano di Azione Nazionale (PAN), in cui delineava un percorso virtuoso di sviluppo delle rinnovabili. In questa prospettiva, i costi “elevati” delle incentivazioni sono da considerarsi attinenti alle strategie di promozione delle rinnovabili e del risparmio energetico indicate dall’Unione Europea e adottate attraverso un Piano di Azione Nazionale. In tal senso risulta oggi prioritario avere nelle politiche nazionali quella coerenza e certezza necessaria per ridare garanzie, stabilità e prospettive di investimento certe ai consumatori ed alle imprese.

Il nuovo decreto rinnovabili, non ancora pubblicato in gazzetta ufficiale, non ha recepito le numerosissime osservazioni poste dalle commissioni parlamentari ed ha riscosso una lunga serie di critiche e contestazioni sia dagli operatori del settore che dai piccoli e grandi investitori, che, ovviamente, dai singoli cittadini e associazioni sensibili alle tematiche ambientali. In seguito alle numerose contestazioni il governo ha fatto e sta facendo gradualmente e parzialmente “marcia indietro” (ad es., annullando il tetto degli 8 Gw incentivati per il fotovoltaico)

Nel decreto approvato, ad oggi, le tariffe incentivanti previste per il periodo 2011-2013 (a decrescere negli anni) saranno garantite solo per gli impianti connessi in rete entro il 31 maggio 2011, dopo tale data gli impianti aderiranno alle nuove tariffe e condizioni, che dovranno essere definite entro il 30 aprile 2011. Ad oggi quindi non si sa ancora che tipo di incentivi avranno tutti gli impianti, magari già autorizzati o già in costruzione, che verranno allacciati da giugno 2011.

I tempi di connessione alla rete di un impianto vanno dai circa 70 giorni lavorativi per gli impianti piccoli fino agli oltre 150 giorni per gli impianti più grandi, per questo, le installazioni in via di realizzazione, magari anche già terminate, non hanno ancora la certezza di rientrare nelle attuali tariffe.

Altro capitolo è quello dei finanziatori. Le banche hanno già annunciato il blocco dei finanziamenti, motivo per cui molte imprese si trovano a fare i conti con piani di business non più rispondenti alle reali prospettive e con situazioni che metterebbero a repentaglio migliaia di posti di lavoro, nonché la sopravvivenza stessa di molte aziende. Si stima che attualmente in Italia un terzo dei nuovi posti di lavoro è nella green economy.



“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”

Alessandro Fuda

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