Una delle sfide del fotovoltaico, forse la sfida principale per i prossimi anni, è quella di raggiungere livelli sempre più elevati di efficienza a costi sempre inferiori.
Da questo punto di vista, quello del rapporto tra costi ed efficienza, di strada sulle fonti rinnovabili molta ne è già stata fatta, ma altrettanta ce n’è ancora da percorrere.
In questo, tutti gli enti di ricerca hanno un ruolo chiave, fondamentale, nel definire e perfezionare sempre meglio le nuove tecnologie, sperimentando e testando sempre nuovi materiali, nuove tecniche e nuove strategie.
Se si guarda al mondo, il mercato dell’energia da fonte solare è cresciuto in modo esponenziale negli ultimi dieci anni. Sia perchè sono via via diminuiti i costi di produzione, sia perchè sono stati attuati in molti paesi, compresa l’Italia, politiche di incentivazione del solare per avviare i mercati della filiera e per “spingere” gli utenti finali ad investire in fonti pulite e servirsi delle nuove tecnologie energetiche.
Nel 2013 si è avuta una crescita del mercato globale di circa il 23% rispetto al 2012, passando da 30 a 37 GW e confermando la crescita a doppia cifra che ormai continua dal 2007. Lo stato attuale delle tecnologie e i relativi costi di produzione impongono l’avvio di nuove strategie sia per la ricerca che per l’industria del settore.
Sperimentazione e ricerca vanno di pari passo e partono, spesso dalla “materia prima” utilizzata per la produzione dei moduli fotovoltaici. Ecco perchè l’ENEA, l’Ente Nazionale per l’Energia e l’Ambiente, ha deciso di provare a sostituire l’indio dei moduli CIS con film sottili di Silicio, celle organiche ed altri materiali che possono sostituire l’utilizzo dell’Indio, metallo raro e “debolmente radioattivo“. Il problema dell’Indio, più che essere debolmente radioattivo (ma assolutamente innocuo per l’uomo) è quello di essere raro e per questo abbastanza costoso.
Per rendere la tecnologia fotovoltaica più conveniente la sfida è quella di renderla più economica o, a parità di costi, più efficiente, più produttiva.
I moduli CIS che utlizzano l’Indio sono i cosiddetti pannelli in Rame-Indio-Selenio, quelli utilizzati per lo più nei grandi impianti fotovoltaici e realizzati con tecnologia a “film sottile”. I pannelli fotovoltaici flessibili, per esempio, sono moduli a film sottile che vengono utilizzati spesso nei grandi impianti a terra che occupano vaste superfici.
La sperimentazione è stata comunicata dalla stessa Enea durante il convegno “Stato e prospettive del fotovoltaico in Italia” tenutosi il 26 giugno scorso a Roma durante il quale si è fatto il punto sullo stato dell’arte del fotovoltaico in Italia e su quali prospettive concrete potrà avere la tecnologia in Italia, anche indipendentemente dalle politiche di sostegno.
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”
Ultimi commenti