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Calo del fotovoltaico in Europa, ma non è crisi

Ultimo aggiornamento: 12-06-2014

Secondo in numeri presentati alla fiera tedesca Intersolar 2014 dall’Epia (European Photovoltaic Industry Association, l’associazione che riunisce le industrie del fotovoltaico europee) la produzione di energia da fotovoltaico del vecchio continente avrebbe subito un calo negli ultimi due anni, al punto da far perdere all’Europa il ruolo di protagonista nello scenario mondiale.

Se nel 2011 furono installati nuovi impianti per una produzione di 22 gigawatt (concentrata soprattutto in Italia e Germania), l’anno successivo vide un calo con la realizzazione di strutture per 17,7 gw, mentre nel corso del 2013 si arrivò ad una capacità dimezzata rispetto a quella di due anni prima, con circa 11 gw di potenza per i nuovi impianti.

Se ad una lettura superficiale i dati potrebbero sembrare il sintomo di un calo dell’interesse per il fotovoltaico, ad una seconda lettura essi non appaiono così negativi, anzi.

Il 2011 vide un record per quanto riguarda i nuovi impianti, ma il boom delle installazioni fu causato dagli incentivi governativi che spingevano gli italiani ad investire in tal senso (ma politiche di incentivazione furono adottate anche da altri paesi europei). Lo stop agli incentivi sul fotovoltaico è quindi la causa scatenante del successivo calo, che ha riportato il mercato ad una condizione più reale, non gonfiata dall’intervento statale. I dati però sono significativi, perchè mostrano come il fotovoltaico in Europa sia ancora legato ad un sistema di incentivazione che deriva direttamente dalle scelte politiche dell’Unione e dei singoli stati.

nuovo modello energetico

L’anno in corso poi potrebbe far registrare un ulteriore calo, ma si prevede che un successivo incremento sarà possibile a partire dal prossimo anno. I dati forniti dall’Epia non vanno letti però in chiave negativa; il calo della potenza installata non è sinonimo di un calo di interesse verso il fotovoltaico, ma anzi dimostra la tendenza verso la creazione di impianti più piccoli e distribuiti sul territorio, cosa che non è avvenuta nell’anno della grande diffusione del fotovoltaico, che in Italia ha visto crescere impianti di dimensioni enormi che poco avevano a che fare con i territori di appartenenza.

La via seguita dal fotovoltaico in questi ultimi due anni nel nostro paese sarebbe quindi quella più corretta, cioè la creazione di impianti di piccole dimensioni che si integrano con alti sistemi di risparmio ed efficienza energetica, a favore delle realtà territoriali e delle imprese. La tendenza positiva mostrata dall’Italia sarebbe di conseguenza un modello da seguire anche per gli altri paesi europei.

Le prospettive del fotovoltaico in italia, dunque, aprono la strada ad un nuovo modello di business che guarda non più ai grandi investitori internazionali, ma ai piccoli produttori locali o, meglio, agli auto-produttori che producono energia per i propri autoconumi domestici e aziendali.

“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”

Alessandro Fuda

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