Ecco la macchina fotovoltaica Made in Italy, la macchina che non inquina perchè l’unica fonte energetica che la alimenta è quella più abbondante al mondo: il sole.
Si chiama Emilia 3 e, come suggerisce il nome stesso, è la terza versione di altri prototipi: quello del 2005 (Emilia 1) e quello del 2011 (Emilia 2). Tutti e tre i prototipi sono stati realizzati per partecipare al World Solar Challenge 2013 gara non competitiva che si svolge nel deserto australiano su un percorso di 3.000 Km (da Darwin, costa nord, a Adelaide, costa sud).
La nuova versione della macchina solare è realizzata dal team Onda Solare con il contributo del CNR ed è progettata con l’obiettivo di migliorare i punti deboli di Emilia 2 per costruire una vettura più leggera e più efficiente. Il peso minore e l’efficienza, inoltre, vanno di pari passo con l’affidabilità e la sicurezza, due elementi altrettanto importanti per portare a termine la competizione nel deserto australiano. 180 Kg per 391 celle fotovoltaiche.
La macchina fotovoltaica, prima di essere imbarcata per l’Australia, ha fatto una prova su strada, per la fortuna di chi ha potuto assistere all’evento, ed una prova nell’autodromo di Maranello.
Ecco qualche dettaglio tecnico da parte del CNR, che ha contribuito alla progettazione ed alla realizzazione tecnica e delle componenti fotovoltaiche.
Il componente fondamentale della vettura è il sistema fotovoltaico, che è l’unica fonte di energia ammessa per il mezzo. Il sistema fotovoltaico, messo a punto avvalendosi dell’esperienza del CNR e di alcuni velisti di fama internazionale, è composto da moduli “SolbianFlez”, della Solbian Energie Alternative s.r.l. che si occupa di fotovoltaico per la nautica.
Il fotovoltaico per la nautica, quello delle barche da competizione, ha infatti le stesse caratteristiche di quello utilizzato per questo tipo di macchina fotovoltaica: moduli estremamente potenti e con grande efficienza (perchè lo spazio a disposizione è poco), leggerezza, flessibilità, robustezza, affidabilità. Per questo motivo i pannelli sono laminati con particolari materiali plastici molto sottili, trasparenti e al contempo resistenti alle tensioni meccaniche.
Avendo poco spazio, poca superficie, a disposizione, è stato fondamentale riuscire a sfruttare al massimo la superficie disponibile riducendo al minimo le distanze tra le celle solari e compattando il tutto, mantenendo una conformazione aerodinamica. Per ottenere una efficienza massima dello sfruttamento solare sono state utilizzate le celle fotovoltaiche Black-Contact da 5′ BIN-J, celle con la maggiore efficienza in assoluto, efficienza maggiore di quella della SunPower.
Un’ultima chicca del prototipo solare riguarda gli ombreggiamenti.
Un piccolo ombreggiamento di un modulo rischia di compromettere l’efficienza dell’intero sistema. Per questo motivo si è pensato di “isolare” le celle soggette ad ombreggiamento, per esempio quelle dietro al “cupolino”, per farle funzionare in maniera autonoma ed indipendente dalle altre. Questo per evitare che il loro calo di efficienza, causato dall’ombreggiamento, vada ad inficiare gli altri moduli.
Ecco qualche foto della macchina solare “da competizione”.
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”
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