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Estrazione di petrolio: arriva il picco, cosa ci aspetta ?

Ultimo aggiornamento: 29-05-2012
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Molto si è dibattuto e molto si dibatterà ancora sulle effettive quantità di petrolio ancora disponibili nel sottosuolo. Un dato fondamentale per orientare le future  politiche economiche globali che molto sarebbero condizionate dal ridursi della disponibilità dell’oro nero.

C’è anche chi mette in guardia circa l’avvento del così detto “Picco di Hubbert“, dal nome di un geologo statunitense che teorizzò per primo un andamento “a campana” dell’estrazione del petrolio riferita al mercato americano con un picco di estrazione del petrolio cui sarebbe seguita una decrescita.  Un evento che riferito al mondo sarebbe di portata storica e che molti esperti collocherebbero proprio in questa fase. Da quel momento in poi l’estrazione sarebbe destinata a diminuire con conseguenze tangibili sull’economia e sulla vita di tutti i giorni. Questo non vuol dire che il petrolio stia finendo, ma sicuramente finisce a questo prezzo.

Dato difficile da stimare, la quantità residua di petrolio è comunque lungi dal terminare:  ne mancherebbe almeno la metà, ma trattandosi di una risorsa scarsa è ineluttabile che il processo di estrazione abbia un andamento a campana. Questo consisterebbe in una prima fase di ascesa, indissolubilmente legata all’industrializzazione e alla crescita economica, la quale culminerebbe in un momento di massima estrazione (il picco) cui deve necessariamente seguire una discesa dovuta alla sempre inferiore disponibilità di una risorsa offerta sul mercato ad un prezzo crescente.

costo petrolio rinnovabili

Costo del petrolio e delle fonti rinnovabili

Non verrà in soccorso la formazione di nuovo petrolio nelle viscere della terra giacché l’oro nero è il risultato della fossilizzazione millenaria di materia vivente sedimentatasi in profondità; né la tecnologia potrà aiutare a trovare nuovi giacimenti perché al crescere delle conoscenze corrisponde, comunque, dal 1960 una riduzione nei ritrovamenti di nuovi giacimenti.

Secondo Aspo Italia (Associazione per lo studio sul picco del pterolio) il picco è contrassegnato da un momento di crisi per l’economia e questo farebbe propendere a dire che già oggi siamo in sua presenza. La minore facilità a trovare nuovi giacimenti implica un aumento dei costi e quindi un progressivo calo dei consumi che provoca un calo della quantità estratta. La vita delle società moderne, legata alla necessità del petrolio per mille usi che vanno dalla auto trazione fino al riscaldamento passando per  gli impieghi nell’industria chimica di plastiche e fertilizzanti, ne subirebbe un contraccolpo.

L’indispensabilità del petrolio è dimostrata dall’anelasticità della sua domanda: anche se aumenta il prezzo, la gente compra come accade per il pane. Ma il sacrificio diviene sempre più insostenibile, finché si raggiungerà un prezzo che imporrà un radicale mutamento degli usi e dei consumi a pena di sanguinosi conflitti sociali e globali.

Tuttavia l’ esaurimento del petrolio non impone ineluttabilmente un drammatico evolversi del futuro prossimo. Tutto sta nella progressiva presa di coscienza dei popoli e dei loro governanti che questo modello di sviluppo basato sui combustibili fossili non possa durare a lungo. La progressiva implementazione di diversi strumenti per reperire energia, primo fra tutti il ricorso massivo alle fonti rinnovabili, risolverebbe la questione energetica e ambientale al contempo. Poi occorrerebbe investire risorse nella ricerca per affrancare la produzione industriale e agricola dal petrolio. Infine, ma è da qui che forse bisognerebbe iniziare, dovrebbero cambiare le abitudini dei consumatori che per primi dovrebbero pensare a nuovi modelli di trasporto sostenibile e a maturare la consapevolezza che ogni prodotto, nel percorso dalla fabbricazione all’acquirente, consuma un certo quantitativo di petrolio.

“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”

Alessandro Fuda

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