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Trivelle in Basilicata, via libera del Governo

Ultimo aggiornamento: 23-12-2014

Un tempo c’erano i No Tav, in questa Italia sempre più povera di risorse e idee, tutta ponti, strade e cantieri abbandonati, ma ora arrivano i No Triv. Non è una battuta, ma il nome di un movimento che con la forza della disperazione sta cercando di proteggere la nostra preziosa Basilicata dalle trivelle delle multinazionali del petrolio.

Perché la moderna povera Italia, invece di investire sulle rinnovabili punta, intelligentemente, sull’energia del futuro: il petrolio. E non lo fa nemmeno guadagnandoci, ma mettendosi a pelle di leone sotto i piedi delle compagnie petrolifere.

Il 4 dicembre si è svolta una manifestazione contro la legge Sblocca Italia, realizzata appunto dai No Triv, perché all’interno di essa è contenuta la possibilità di operare nel nostro paese estraendo petrolio. Il tutto senza tenere in nessun conto che una terra come quella lucana ha una fortissima vocazione al turismo, all’agricoltura bio, alla piccola imprenditoria e artigianato: invece di sostenere quello che c’è già, hanno deciso di mettersi a disposizione di queste multinazionali. Ma la gente, perlomeno quella che non siede sulle poltrone del potere, ha iniziato ad arrabbiarsi, e si è presentata con bandiere, striscioni e trattori per chiedere un’alternativa non solo possibile ma anche dovuta.

no trivelle basilicata

Il risultato? Che il Governo regionale ha autorizzato il presidente della regione Basilicata, Marcello Pittella a portare avanti una trattativa senza però impugnare le decisioni nazionali, mentre il Governo Renzi ha letteralmente blindato l’articolo incriminato, che è quello numero 38 della Legge Sblocca Italia. L’emendamento deciso (non votato però da M5S, Fratelli d’Italia e Forza Italia) va a modificare l’articolo 38 in questi termini:

“Il ministro dello Sviluppo economico, con propri decreti, di concerto con il ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, predispone, anche per stralci, un piano delle aree in cui sono consentite le attività del comma 1. Il piano per la attività sulla terra ferma è adottato previa intesa con la Regione o le Regioni territorialmente interessate agli stralci di cui al primo periodo. In caso di mancato raggiungimento dell’intesa, si provvede con le modalità di cui all’articolo 1, comma 8-bis, della legge 23 agosto 2004, numero 9”.

Insomma, a decidere è lo Stato: e lo Stato ha già deciso.

Ad aggiungere la tragedia alla beffa è che l’emendamento amplia a dismisura i danni che le trivelle possono fare dando via libera a tutte le opere di stoccaggio e trasferimento degli idrocarburi, solo per citarne alcuni.

Come se l’Italia non avesse già esperienza in materia, si tolgono tutti i limiti alle compagnie petrolifere e si condanna la Basilicata ad un ben misero futuro fatto di oro nero e inquinamento. Ancora nel 2015.

“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”

Alessandro Fuda

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