L’ultimo rapporto del Politecnico di Milano, il “Renewable Energy Report”, ha affrontato, tra le altre, anche il tema della normativa italiana sulle rinnovabili, tema alquanto dibattuto e controverso visto il “freno” che la cd. “questione dei costi” pone allo sviluppo delle rinnovabili. I “costi”, secondo alcuni, sarebbero non solo quelli per pagare gli incentivi, ma anche quelli per pagare gli adeguamenti tecnici sulla rete nazionale.
La normativa sulle rinnovabili: lo scenario attuale
Secondo i dati disponibili allo scorso 31 di marzo, mancherebbero 95 milioni al raggiungimento della quota massima di 5,8 miliardi di euro messi a disposizione per l’incentivazione delle fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica. La maggior parte degli incentivi (3,1 miliardi di euro) è stata destinata ai cosiddetti Certificati Verdi, relativi agli impianti entrati in funzione entro il 2012. Secondo i dati del rapporto ammontano invece a più di 1,7 miliardi di euro gli incentivi per gli impianti con tariffa onnicomprensiva, con circa 3 impianti su quattro alimentati a biogas.
Solo una parte marginale degli incentivi rimane quindi per gli impianti messi in funzione in tempi più recenti, a cui spetta circa l’8,5% degli incentivi. Questa tipologia viene regolata secondo il meccanismo detto dei “registri” e delle “aste” che stando alla ricerca, ha mostrato molti limiti per la difficoltà di conciliare le richieste con la potenza effettivamente messa a disposizione. Infatti se per i registri la potenza richiesta ha superato quella ammissibile agli incentivi, per le aste il fenomeno si è dimostrato più variegato, con l’eolico che ottiene più richieste delle potenze ammissibili e biomasse e idroelettrico, dove invece la potenza ammissibile non è quasi mai stata raggiunta nelle richieste.
È facile intuire come la disparità tra potenza richiesta e quella effettivamente incentivata sia notevole: il Politecnico stima che gli incentivi abbiano riguardato infatti circa la metà della potenza messa invece a disposizione (2412 MW su 4686 MW).
La normativa: lo scenario futuro
Secondo la ricerca è possibile ipotizzare quale sarebbe potuto essere lo scenario se il sistema di incentivazione fosse stato studiato in maniera diversa. L’obiettivo dichiarato della riflessione è quello di far riflettere il legislatore su quanto si possa ancora fare per incentivare l’utilizzo delle energie rinnovabili. La ricerca ha innanzitutto stimato quanta potenza prenotata sarà invece ancora disponibile poiché non verranno effettivamente realizzati gli interventi necessari per produrla. In secondo luogo sono stati calcolati gli incentivi che torneranno disponibili per la scadenza temporale del 2018.
La ricerca ha dimostrato come circa 820 milioni di euro torneranno a disposizione e potranno quindi teoricamente essere utilizzati per una nuova forma di incentivazione nel trienni 2016-18. Secondo i calcoli, la potenza incentivabile potrebbe superare i 2,15 GW, con un’effettiva disponibilità di risorse che potrebbe quindi dare un nuovo slancio all’intero settore.
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”
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