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La centrale di Porto Tolle non sarà convertita a carbone

Ultimo aggiornamento: 27-10-2014

Che senso ha convertire una centrale a carbone nell’era delle rinnovabili? In effetti Enel ha deciso che la sua centrale di Porto Tolle non sarà convertita a carbone. Il progetto di conversione della grande centrale a olio combustibile era stato avanzato nel 2005 ma non era stato finora realizzato a causa di contenziosi legali e dell’opposizione di diverse associazioni ambientaliste. Dopo quasi 10 anni di lotte giudiziarie e lungaggini burocratiche Enel ha preso la decisione di accantonare il progetto. Vittoria, dunque, per le associazioni ambientaliste, in primis Greenpeace e WWF.

La centrale elettrica a olio combustibile di Porto Tolle è attiva dagli anni ’80 e ha una potenza di 2.640 MW. Nei piani dell’Enel la centrale avrebbe dovuto subire una riconversione, trasformandosi in una centrale a carbone con una potenza di 1.980 MW. Nonostante il piano di riconversione prevedesse un sistema di cattura e stoccaggio delle emissioni di anidride carbonica, l’operazione è stata da subito criticata e ostacolata dalle associazioni ambientaliste. Lo scontro tra Enel e sindacati da una parte e ambientalisti e comitati locali dall’altra è proseguito per quasi 10 anni, finché non è giunto poche settimane fa un comunicato che annunciava la decisione dell’Enel di rinunciare definitivamente al progetto. Il futuro della centrale di Porto Tolle non è ancora stato definito con precisione ma all’orizzonte c’è lo spettro della dismissione.

La rinuncia alla riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle è giustificata non solo dagli scontri giudiziari che proseguono da anni, ma anche dall’andamento del mercato dell’energia elettrica. È molto probabile che sulla decisione presa dall’Enel abbia pesato notevolmente la riduzione della domanda di energia elettrica in atto in Italia e il poderoso sviluppo dei sistemi di produzione di energia da fonti rinnovabili.

porto tolle centrale inquinante

Le associazioni ambientaliste si sono sempre opposte al progetto di intervento riguardante la centrale di Porto Tolle, avanzando preoccupazioni sull’impatto ambientale che il progetto avrebbe avuto sulla regione del Polesine e sull’effettiva efficienza di questo tipo di tecnologia. Secondo WWF e Legambiente, capofila delle proteste, lo scorso anno le 13 centrali a carbone attive in Italia hanno generato meno del 14% dell’energia elettrica necessaria a soddisfare il fabbisogno nazionale. Di contro, hanno emesso in atmosfera circa 39 milioni di tonnellate di gas serra. Di fronte a questi numeri gli ambientalisti plaudono alla scelta dell’Enel di abbandonare l’idea di trasformare la centrale di Porto Tolle in una centrale a carbone e auspicano che i 2,5 miliardi di euro previsti per il progetto siano utilizzati per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e per la salvaguardia dei posti di lavoro della regione. Enel non si è ancora pronunciata sul futuro della centrale di Porto Tolle ma alcuni rumors parlano della possibilità di produrre energia da biomasse.

“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”

Alessandro Fuda

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