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Capannoni : tetti fotovoltaici al posto di eternit e amianto

Ultimo aggiornamento: 18-06-2012
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Lo sviluppo dell’attività di produzione di energia da fonti rinnovabili, tramite l’installazione di impianti fotovoltaici, ha negli ultimi anni subito una rapida accelerazione fornendo una ampia gamma di proposte progettuali e una lunga serie di soluzioni a piccola, media e grande scala.

Il continuo mutare della normativa per il riconoscimento degli incentivi statali per la realizzazione di impianti fotovoltaici (l’ultimo: il Conto Energia), ha condizionato le tipologie “preminenti” di installazioni fotovoltaiche: ora le aziende del settore hanno praticamente abbandonato la realizzazione di campi fotovoltaici a terra, a favore di impianti su tetti di strutture esistenti e/o di nuova realizzazione. Quindi: tetti di capannoni, edifici industriali, magazzini, uffici… oltre che tetti di edifici residenziali.

Quando le aziende hanno optato per la realizzazione di impianti di produzione di energia del tipo fotovoltaica su tetti di strutture esistenti, si sono scontrate con la presenza di svariate tipologie di coperture, tetti di edifici, capannoni industriali o zootecnici. Il caso più frequente è rappresentato da tetti realizzati in lastre ondulate in fibro-cemento contenenti amianto (eternit). Questa tipologia di tetti è stata la soluzione dominante nel campo edile e industriale nel periodo compreso tra gli anni ’70 e ’80, grazie alla grande versatilità e al tetti fotovoltaici al posto di eternit e amiantobasso costo. Da quando nella seconda metà degli anni ’80 è stata dimostrata la tossicità e la pericolosità, per l’uomo e l’ambiente di tale materiale è stata vietata la produzione (Legge 257/92) e per le aree in cui tale materiale era stato impiegato, è prevista l’obbligatorietà della messa in sicurezza d’emergenza, della rimozione e sostituzione con qualsiasi altro materiale di certificata caratteristica. Nonostante tale normativa sia ormai in vigore da un ventennio, ad oggi in Italia esistono, secondo l’ISPEL e il CNR, più di 32 milioni di tonnellate di amianto e eternit, risultato di una procedura contorta e costosa di smaltimento e di un esiguo numero di ditte specializzate e abilitate a effettuare gli interventi di messa in sicurezza e di bonifica.

La realizzazione di impianti fotovoltaici sui tetti di edifici contenenti amianto, è stata individuata, dal legislatore, come una ulteriore possibilità di eliminazione di tonnellate di amianto dal territorio nazionale.  I privati e le aziende che realizzano impianti fotovoltaici hanno l’opportunità di incamerare dei bonus aggiuntivi (il IV Conto Energia prevede contributo aggiuntivo di 0,05 €/kWh, anche il quinto conto energia mantiene agevolazioni per lo smaltimento dell’amianto), installando impianti di produzione di energia pulita su superfici in precedenza occupate da amianto, che vanno a sommarsi alla normale tariffa incentivante già presente nello stesso IV Conto Energia.

Grazie a tali tipi di incentivazioniextra” è stato possibile, per le aziende installatrici di impianti fotovoltaici, recuperare in pochi anni i costi sostenuti per la dismissione e lo smaltimento della vecchia copertura in amianto o eternit.

Appare evidente che affinché sia riconosciuto il “bonus amianto” deve essere certificato, dagli Enti preposti, che la copertura contenente amianto sia rimossa e sostituita con nuova copertura che sia coerente nella forma, nell’orientamento e nell’inclinazione a quella dismessa e, soprattutto, che gli interventi di bonifica da amianto debbano avvenire in modo coordinato con la realizzazione dell’impianto fotovoltaico. A tal fine occorre quindi che gli interventi, dalla rimozione dell’amianto alla realizzazione dell’impianto fotovoltaico, debbano essere inseriti alla SCIA o Permesso per costruire allegando il Piano di Lavoro presentato all’ASL competente per le attività di bonifica dei tetti contenenti amianto.

Articolo correlato: Campagna Eternit Free per tetti fotovoltaici


“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”

Alessandro Fuda

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