È stato da poco reso pubblico il Libro Bianco sulla Mobilità e i Trasporti in Italia dell’Osservatorio Eurispes che offre la più dettagliata fotografia sul tema della mobilità legati ai temi sociali, commerciali e tecnologici e infrastrutturali degli ultimi anni. Non potendo riportarlo in toto, ovviamente, cercherò di sintetizzare i concetti più importanti, i problemi più urgenti, e quali sono, sempre secondo lo studio, le prospettive future de nostro Paese.
L’Italia infatti ha una situazione differente dal resto d’Europa, con il doppio della copertura artificiale del territorio e una più alta densità demografica, ma con una minore organizzazione delle funzioni: questo porta aree differenti a dover essere collegate maggiormente aumentando il tasso di infrastruttura viaria. In pratica, a causa della totale disorganizzazione con cui sono state costruite le nostre città, servono più strade e maggiori tempi di spostamento per raggiungere la meta, qualsiasi essa sia. Ma da alcuni anni a questa parte si assiste ad uno spopolamento del centro della città, con gli abitanti che si spostano verso le zone immediatamente esterne alle città, considerate più vivibili e più economiche ed un conseguente aumento dello sprawl urbano.
Questa dispersione ha portato ad un minore uso dei trasporti pubblici, ed ad un aumento dell’uso delle auto private: un aumento non indifferenti dei costi ambientali e privati, dati anche dall’inefficienza energetica di questi ultimi. Dal 2008 però si assiste ad una flessione nell’uso dell’auto, data appunto dagli elevati costi e dall’aumento del telelavoro ma anche dal fatto che tra i giovani acquistare l’auto e conseguire la patente non è più ritenuta una priorità. Inoltre l’auto costa sempre di più (parliamo di carburante, parcheggi, assicurazione etc) arrivando a pesare fino al 25% delle entrate di una famiglia.
L’utilizzo relativo della mobilità pubblica però, non è da ascriversi solo alle scelte personali, ma anche all’assenza di una rete struttura di trasporto pubblico: in tutto il nostro paese c’è un numero di chilometri di metropolitana inferiore a quello di Madrid.
Altri nodi problematici dell’attuale situazione di mobilità italiana sono poi il trasporto di merce su gomma e la mancanza cronica di parcheggi nei centri abitati.
Come fare fronte a tutto questo? Senza dubbio con un’opera monumentale di ripensamento della politica di viabilità urbana concentrando nelle differenti zone le vocazioni industriali, culturali etc che ne permettano una migliore organizzazione. Sarà inoltre fondamentale, secondo quanto detto a livello mondiale, una trasformazione legata alla trazione elettrica, alla mobilità dolce e alla mobilità collettiva. Potrà la nostra disorganizzatissima nazione riuscire per una volta a guardare oltre il semplice domani e riprogettarsi in maniera così profonda e strutturale? Ai posteri l’ardua sentenza…
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”
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