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Italia ed energia, un paese agli sgoccioli

Ultimo aggiornamento: 29-05-2014

Da anni si dice che le risorse non rinnovabili sono ormai prossime all’esaurimento e sulla situazione effettiva i dati sono ormai certi: l’Italia starebbe utilizzando gli ultimi sgoccioli delle risorse non rinnovabili disponibili. Il nostro paese non è però solo nel triste primato: a fianco a noi si trovano anche Gran Bretagna e Francia, mentre la situazione sarebbe, anche se di poco, migliore in Germania.

 

L’esaurimento delle risorse porterebbe ad una crisi energetica senza pari, che coinvolgerebbe in modo diverso le diverse aree d’Europa, toccando solo parzialmente la cosiddetta “nuova Europa”, cioè l’area dei Balcani e del centro-est, nella quale sono ancora presenti importanti riserve di risorse non rinnovabili.

 

Lo scenario che vi abbiamo appena illustrato è il risultato di uno studio condotto dal centro di ricerca Global Sustainability Insitute dell’Università Anglia Ruskin, che sta lavorando ad un progetto sulla disponibilità di risorse energetiche nel mondo.

 

Secondo gli studi effettuati dall’ente di ricerca, agli attuali ritmi di consumo, l’approvvigionamento da fonti non rinnovabili sarebbe garantito solo per cinque anni in tutta l’Europa occidentale, ad esclusione di Danimarca e Paesi Bassi che avrebbero risorse per altri 10 – 30 anni e della Norvegia, con un secolo di riserve. In realtà anche nell’est Europa la situazione potrebbe presentarsi critica a breve, con la Croazia e la Polonia autonome per circa 5-10 anni, l’Ucraina e la Serbia per 10-30 anni e l’Albania, per più di un secolo.

energia agli sgoccioli

Il petrolio non fa eccezione nello scenario dipinto dall’università inglese: l’ultima goccia di oro nero potrebbe essere estratta nell’arco di due anni in quasi tutto il continente, fatta eccezione ancora una volta per la Norvegia che avrebbe riserve per altri cent’anni, per la Danimarca con 10-30 anni di scorte e per la gran Bretagna, dove il petrolio sarebbe disponibile ancora per un decennio.

 

Ancora una volta leggermente migliore la situazione nel centro ed est Europa, dove a fare la parte del leone sarebbe la Russia, con scorte per oltre cinquant’anni per quanto riguarda il petrolio, per un secolo di gas e per almeno cinquecento anni per quanto riguarda il carbone.

Lo scenario è certamente preoccupante e delinea la geografia di un’Europa sempre più dipendente dalle forniture estere e la cui economia appare influenzata dai costi crescenti  degli approvvigionamenti energetici.

Alla luce di questi dati risulta quindi ancora più importante investire nella ricerca sulle fonti rinnovabili e in nuovi impianti per la produzione di energia, come sottolineato anche da Irene Monasterolo, ricercatrice del Ceris-Cnr che ha collaborato al rapporto citato, che ha anche precisato come i dati dimostrino l’urgenza di un’azione a livello politico per il supporto alla crescita green.

“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”

Alessandro Fuda

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