Non vedono certo la luce alla fine del tunnel, le grandi Utilities sia italiane che europee: alla svalutazione delle proprie centrali, avvenuta in maniera imponente negli ultimi anni, fa seguito l’attesa di un’ulteriore contrazione dei consumi derivante dalla concorrenza della generazione distribuita.
Questo quadro a tinte fosche non è il risultato di qualche chiacchierata da bar, quanto i dati comunicati dal XIV Osservatorio sulle Alleanze e le Strategie nel Mercato Pan Europeo delle Utilities di Agici Finanza d’impresa (società di consulenza nel settore delle utilities) realizzato in collaborazione con Accenture (azienda di livello mondiale per la consulenza nei servizi tecnologici e direzionali).
In parole più semplici, i produttori di energia elettrica e di gas, da anni arroccati nel loro invariabile modo di fare business, stanno facendo i conti con l’impatto devastante di due situazioni estremamente differenti. Da una parte infatti, non solo le famiglie cercano in ogni modo di risparmiare sul consumo di elettricità e gas, ma le aziende in calo di produzione (e purtroppo le tante che stanno chiudendo) hanno sempre meno bisogno di fonti energetiche.
Dall’altra parte è in aumento la generazione distribuita, ovvero la produzione di energia elettrica in piccole unità slegate dalla grande produzione. Sia grazie agli incentivi, che grazie ad una maggiore consapevolezza che spinge all’uso delle rinnovabili, nel corso dei prossimi anni in Europa la loro produzione aumenterà di oltre 300 TWh, mentre quella delle Utilities ha avuto un calo (che continuerà anche nei prossimi anni) di 6 TWh per l’elettrico e di 7 miliardi di mq per il gas. La previsione è che i consumi di energia prodotta dalle grandi utilities energetiche scenderanno anche se un giorno il PIL riprenderà la sua corsa.
Il tutto si traduce in tagli, minori investimenti e purtroppo licenziamento di tanti addetti al settore.
Ma questa interessante analisi offre anche una serie di spunti, su come le Utilities possono e devono evolversi, se vogliono sopravvivere ai cambiamenti strutturali di quella che giustamente viene considerata un’ennesima rivoluzione industriale.
La soluzione più scontata è la fuga: se non si vende in Europa si venderà più facilmente in Continenti in via di sviluppo come l’Africa. La soluzione che invece guarda al lungo periodo parla di un cambiamento nel modello di business, di evoluzione nel prodotto che spinga sempre più verso la generazione distribuita e le rinnovabili, cercando inoltre un rapporto più diretto con il cliente.
Insomma dopo anni in cui le grandi Utilities hanno aspettato a braccia conserte i milioni di euro derivati da investimenti storici, ora dovranno rimboccarsi le maniche, indossare le scarpe da tennis e iniziare a correre verso un futuro per nulla scontato.
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”
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