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Come le utility europee si preparano al futuro a basse emissioni

Ultimo aggiornamento: 26-05-2015

I “grandi cambiamenti” in termini di emissioni inquinanti, passano prima di tutto dal modo di produrre energia delle grandi realtà produttive: parliamo delle grandi utilities energetiche europee. Come si stanno muovendo per rispettare gli impegni di riduzione delle emissioni?

L’organizzazione non profit internazionale Carbon Disclosure Project (CDP) si è occupata di studiare le performance ambientali e le politiche adottate dalle diverse utility elettriche europee, allo scopo di comprendere come queste grandi società si stanno preparando ad affrontare un futuro a basse emissioni.

L’indagine condotta da CDP ha tenuto conto di diversi parametri e ha ordinato le utility in un classifica a seconda del grado stimato di preparazione a fronteggiare le sfide che il mercato dell’elettricità europeo metterà loro di fronte nel corso dei prossimi anni. Tra gli elementi valutati figurano l’impatto che un aumento del costo delle emissioni di gas serra avrebbe sulle performance aziendali, il rischio idrico a cui sono esposte le diverse utility e la loro efficacia nello sfruttamento delle rinnovabili.

fonti rinnovabili vs fonti inquinanti

Uno degli aspetti più importanti di cui si deve tener conto quando si parla di futuro del mercato elettrico è la progressiva riduzione delle emissioni di gas serra che l’Europa si è impegnata a realizzare. Entro il 2030 l’UE si è posta l’obiettivo di tagliare le emissioni di CO2 del 40% rispetto ai livelli registrati nel 1990 e, entro il 2050, le emissioni dovranno essere tagliate dell’80%. Ciò significa che dovremmo progressivamente passare dallo sfruttamento di fonti non rinnovabili verso le fonti rinnovabili e sviluppare nuovi modelli produttivi e di business che permettano il contenimento delle emissioni di anidride carbonica e degli altri gas ad effetto serra.

Secondo i calcoli effettuati, per centrare gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni, il 45% dell’energia elettrica dovrebbe provenire da fonti rinnovabili entro il prossimi 25 anni. Appare necessaria anche una rinnovata normativa europea sull’emission trading, con un adeguamento al rialzo del costo delle emissioni di gas a effetto serra a carico delle società produttrici.

Il primo posto della classifica elaborata da CDP è occupato da Iberdrola, utility spagnola che si è guadagnata il vertice della classifica soprattutto per la sua capacità di sfruttamento delle risorse rinnovabili. Già nel 2013 circa un quarto dell’energia prodotta era stata ottenuta da fonti rinnovabili e solo il 9% dell’energia era dovuta all’utilizzo del petrolio. Secondo le rilevazioni dello studio CDP, Iberdrola è dunque la società elettrica europea meno vulnerabile a seguito di un aumento dei costi delle emissioni e la più preparata per l’adozione su larga scala delle fonti rinnovabili.

Enel si è piazzata al quarto posto, dietro all’inglese Centrica e all’austriaca Verbund, entrambe società di piccole dimensioni. Enel fa registrare una buona performance circa l’utilizzo delle rinnovabili, risultando al terzo posto a livello europeo. Anche se è in quinta posizione in Europa per utilizzo del carbone, la società sta riducendo lo sfruttamento di questa risorsa a favore di altre fonti di energia pulita.

Dalla ricerca condotta da CDP emerge come la prima fonte rinnovabile sfruttata a livello europeo sia l’eolico, che genera l’87% dell’energia green totale. Il fotovoltaico, seppur sempre più diffuso e utilizzato, è ampiamente sfruttato a livello privato ma molto meno a livello pubblico.

“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”

Alessandro Fuda

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