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Costi sociali energia, quali sono per la collettività?

Ultimo aggiornamento: 07-02-2014
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Le emissioni di gas serra sono dei costi sociali per la collettività. Questo ormai è risaputo, è inutile nasconderlo. Si tratta di quantificare, di dare dei numeri, dei dati, delle statistiche per capire quanto la mancanza (o la caranza) di interventi di riduzione delle emissioni costino a noi tutti. Quanto costano oggi i danni ambientali? E quanto costeranno ai nostri figli nei prossimi anni?

Emissioni di gas climalteranti, ripercussioni sull’ambiente, effetti sulla salute. Questa è la catena che diviene un pericolo incombente per la collettività, e rappresenta un costo economico non indifferente. In altre parole: non prendere oggi le adeguate misure di tutela ambientale, comporterà in futuro esorbitanti costi sociali ed economici.

Come tradurre questi concetti con un linguaggio ricorrente? E’ molto più semplice di quanto si possa pensare: le emissioni sono causate dall’eccessivo consumo di gas, petrolio, carbone e loro derivati. Le soluzioni? Può sembrare semplicistico dirlo, ma si tratta sempre di: risparmio energetico e fonti rinnovabili. Che ci piaccia o no sono le soluzioni tecnologiche che oggi abbiamo a disposizione per ridurre le emissioni ed il consumo delle fonti fossili.

I costi, le esternalità negative, derivanti dalla trasformazione delle fonti fossili rappresentano una delle tematiche cruciali della nostra epoca. Non solo: guardando le bollette elettriche, dobbiamo sapere che nel prezzo dell’energia sono inclusi anche tutti questi futuri costi sociali: i danni dell’inquinamento sulla salute, spese sanitarie, ecc…

Non calcolare questi costi ‘nascosti’ nel prezzo finale dell’energia porta a gravi ripercussioni anche sul bilancio sociale.
Già con il protocollo di Kyoto si erano considerati per la prima volta i costi sociali annessi ai danni dell’attuale modello energetico. L’immobilismo, di per sè, diventa un costo. Cioè: anche il solo “non far niente” sulla questione energetica rappresenta un costo futuro da sostenere a carico della collettività.

 

Costi sociali energia? 350 mila morti premature l’anno

costi sociali dell energia

Nel rapporto EEA del 2011 sui costi esterni dell’inquinamento atmosferico dei più grandi impianti industriali europei si stima che l’inquinamento atmosferico causi 350 mila decessi prematuri l’anno in Europa, decessi riconducibili direttamente all’inquinamento. Come si diceva: queste conseguenze sulla salute hanno anche i loro effetti economici, a carico della collettività.
Per inciso: in questo rapporto al 18° posto della classifica delle centrali elettriche più inquinanti d’europa figurava la centrale a carbone di Brindisi, centrale termoelettrica di Enel.

Questo rapporto non è stato l’unico a descrivere in maniera così lampante i costi sociali dell’inquinamento: c’è stata un’analisi di Greenpeace che arrivava più o meno alle stesse conclusioni (queste), o un più recente rapporto di E-CBA Project, società di ricerca privata, sui costi sociali causati da tutti i settori chiave dell’economia italiana. Da questa emerge che, per esempio, l’incidenza delle esternalità negative dell’industria manifatturiera sarebbe maggiore dello stesso valore aggiunto creato dal settore: nel 2012 si sono stimati costi di circa 7,1 mld di euro. I costi sociali legati all’inquinamento  ci sono in pressochè tutti i settori: i maggiori in Italia sono in quelli del vetro, della ceramica e del cemento.

La questione dei costi sociali dell’energia, cioè i costi economici legati a doppio filo con l’attuale modello energetico, è una questione tanto attuale quanto sconosciuta: la produzione di energia, così com’è, rappresenta un onere per la collettività, così come è per ogni fase di molti processi produttivi.

Ovviamente quantificare esattamente questi costi sociali non è cosa semplice, ma dagli studi già realizzati si possono trarre spunti interessanti ed utili indicatori, non solo per fare delle analisi corrette, ma anche per individuare le adeguate strategie.

Tra le tecnologie che oggi abbiamo a disposizione ci sono, prima di tutto, quelle per il risparmio energetico nei processi produttivi e poi quelle per la “sostenibilità” della produzione energetica, in primis: le tecnologie energetiche da fonti rinnovabili.

 

Fonte: Fire

“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”

Alessandro Fuda

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