Che senso ha convertire una centrale a carbone nell’era delle rinnovabili? In effetti Enel ha deciso che la sua centrale di Porto Tolle non sarà convertita a carbone. Il progetto di conversione della grande centrale a olio combustibile era stato avanzato nel 2005 ma non era stato finora realizzato a causa di contenziosi legali e dell’opposizione di diverse associazioni ambientaliste. Dopo quasi 10 anni di lotte giudiziarie e lungaggini burocratiche Enel ha preso la decisione di accantonare il progetto. Vittoria, dunque, per le associazioni ambientaliste, in primis Greenpeace e WWF.
La centrale elettrica a olio combustibile di Porto Tolle è attiva dagli anni ’80 e ha una potenza di 2.640 MW. Nei piani dell’Enel la centrale avrebbe dovuto subire una riconversione, trasformandosi in una centrale a carbone con una potenza di 1.980 MW. Nonostante il piano di riconversione prevedesse un sistema di cattura e stoccaggio delle emissioni di anidride carbonica, l’operazione è stata da subito criticata e ostacolata dalle associazioni ambientaliste. Lo scontro tra Enel e sindacati da una parte e ambientalisti e comitati locali dall’altra è proseguito per quasi 10 anni, finché non è giunto poche settimane fa un comunicato che annunciava la decisione dell’Enel di rinunciare definitivamente al progetto. Il futuro della centrale di Porto Tolle non è ancora stato definito con precisione ma all’orizzonte c’è lo spettro della dismissione.
La rinuncia alla riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle è giustificata non solo dagli scontri giudiziari che proseguono da anni, ma anche dall’andamento del mercato dell’energia elettrica. È molto probabile che sulla decisione presa dall’Enel abbia pesato notevolmente la riduzione della domanda di energia elettrica in atto in Italia e il poderoso sviluppo dei sistemi di produzione di energia da fonti rinnovabili.
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Le associazioni ambientaliste si sono sempre opposte al progetto di intervento riguardante la centrale di Porto Tolle, avanzando preoccupazioni sull’impatto ambientale che il progetto avrebbe avuto sulla regione del Polesine e sull’effettiva efficienza di questo tipo di tecnologia. Secondo WWF e Legambiente, capofila delle proteste, lo scorso anno le 13 centrali a carbone attive in Italia hanno generato meno del 14% dell’energia elettrica necessaria a soddisfare il fabbisogno nazionale. Di contro, hanno emesso in atmosfera circa 39 milioni di tonnellate di gas serra. Di fronte a questi numeri gli ambientalisti plaudono alla scelta dell’Enel di abbandonare l’idea di trasformare la centrale di Porto Tolle in una centrale a carbone e auspicano che i 2,5 miliardi di euro previsti per il progetto siano utilizzati per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e per la salvaguardia dei posti di lavoro della regione. Enel non si è ancora pronunciata sul futuro della centrale di Porto Tolle ma alcuni rumors parlano della possibilità di produrre energia da biomasse.
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”

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