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Fonti rinnovabili e nucleare: quali prospettive?

Ultimo aggiornamento: 16-12-2009
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Il ritorno al nucleare è improponibile e inconveniente.

Realizzare una centrale nucleare richiede oggi circa 4 miliardi di euro, e il costo reale del kWh ottenuto potrà essere calcolato solo quando il primo rifiuto della centrale più vecchia sarà diventato inattivo, cioè fra oltre diecimila anni. Con l’emergenza climatica vicina, inoltre, e con gli accordi internazionali che impongono obblighi e tempi, l’affidarsi a reattori che saranno realizzati non prima di dieci anni non sembra una soluzione sensata A pagare saranno i contribuenti, che vedranno lo Stato sostenere coi loro soldi una scelta che li penalizzerà sotto il profilo della dipendenza energetica e tecnologica e non consentirà al nostro Paese di attrezzarsi per la lotta contro la CO2 e i cambiamenti del clima. Il nucleare, infine, produce scorie radioattive che rimangono potenzialmente pericolose per migliaia di anni. Questa strada non avrà alcun risultato nella lotta al cambiamento climatico e aumenterà solo la dipendenza del Paese dai combustibili fossili, seppure nucleari, di cui non possediamo alcun giacimento.

Le fonti rinnovabili, il fotovoltaico.. e non solo, possono essere oggi (e fin da subito) un validissimo sostegno alle fonti tradizionali, soprattutto per quanto riguarda i consumi domestici. Se le case, per esempio, venissero costruite con criteri orientati al risparmio energetico e all’autoproduzione di energia, se venisse eseguita una buona coibentazione anche con l’installazione di nuovi infissi e si installasse un impianto fotovoltaico, allora le fonti rinnovabili avrebbero prospettive reali di ridurre i consumi domestici, che rappresentano circa il 60% della spesa per i consumi elettrici. Il risparmio. l’efficienza e la produzione energetica sostenibile sono le risposte migliori per ridurre i consumi e le emissioni di gas serra.

Grazie ad un sistema valido di incentivi, in particolare, il fotovoltaico ha oggi grandi potenzialità in Italia, sia in termini di energia prodotta, sia in termini di applicazioni, non solo domestica, ma anche, per esempio, sui trasporti (in Italia ad oggi ci sono 36 milioni di autoveicoli e, su un km di strada, ne circolano 80, contro i 42 degli Stati Uniti e i 40 della Spagna).

Bisogna comunque intervenire a monte del problema, bisogna intervenire sulla produzione di energia. Non con tecniche come quelle del sequestro dell’anidride carbonica. Questa scelta culturale è perdente, nel senso che parte dall’arrendersi a produrre energia senza emettere anidride carbonica; può essere in qualche modo una “soluzione”, ma vuol dire, arrendersi alle cause che generano la Co2, e in definitiva anche ai suoi effetti.

La buona prassi in questo campo, come ormai ben sappiamo, si trova all’estero. Il modello tedesco è attualmente uno dei migliori, la Germania, infatti, pur avendo la metà dell’insolazione dell’Italia, ha saputo fare dell’energia fotovoltaica una delle principali fonti di approvvigionamento, abbinandola oltrettutto ad una intelligente ristrutturazione degli edifici.



“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”

Alessandro Fuda

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