Arrivano i primi problemi legati al decreto spalma incentivi, come già previsto da tanti al momento della sua pubblicazione: e purtroppo saranno problemi salati non solo per il Governo, ma per tutti noi che come al solito saremo chiamati a mettere una pezza economica sul danno.
Sono infatti già quasi un centinaio le aziende straniere, che hanno investimenti in Italia nel campo del fotovoltaico, ad aver avviato la prima fase della procedura arbitrale prevista dal Trattato Internazionale della Carta dell’Energia contro il nostro Paese.
Il motivo? L’aver violato gli obblighi contrattualizzati con il GSE decidendo di tagliare gli incentivi statali dedicati alle energie rinnovabili. Visto che questa decisione non riguarda solo i nuovi impianti, ma anche quelli già fatti nel corso di questi anni, di fatto ci si trova davanti ad una norma retroattiva stabilita però solo da una delle parti che ha stipulato il contratto.
Questo ricorso, c’è da ricordarlo, giunge alla fine di una serie di interventi pubblici, che nel corso degli anni sono andati a rosicchiare quelle che erano le previsioni di guadagno delle aziende al momento della costruzione degli impianti fotovoltaici.
In tanti, sia stranieri che italiani, erano stati attirati dagli interessanti incentivi decisi nel corso degli anni, ma ad essi hanno fatto poi seguito altrettante decurtazioni: secondo i calcoli il guadagno iniziale è stato addirittura ridotto del 60%.
Ma con la spalma incentivi ci sarà un ulteriore e sostanziale modificazione: gli incentivi saranno distribuiti in 24 anni piuttosto che in 20, oppure ci sarà l’ennesimo taglio, e questa volta dell’8%.
Questa violazione della certezza del diritto, come la chiamano gli avvocati, potrebbe riverberarsi in maniera pesante sulle aziende, portandole addirittura al fallimento, visto che i ricavati non riuscirebbero più a coprire eventuali spese impreviste. Inoltre, spalmare gli incentivi oltre i 20 anni, significa dare per scontato che tali impianti siano in funzione anche per quel periodo, quando invece questa non è assolutamente una certezza.
Tra le aziende che hanno avviato questa procedura, ci sono nomi noti come, Orizzonte SGR SpA, Partners Group AG, Quercus Partners, Sungem SubSerFinco Sàrl, e Solangia.
La situazione non è affatto semplice, se si pensa che l’Europa potrebbe costringerci a rifondere alle ditte in questione addirittura più di quanto si trovano effettivamente a perdere, proprio in base ai calcoli legati all’invecchiamento degli impianti e all’aumento del rischio imprenditoriale. Una disavventura simile è capitata anni orsono alla Spagna, che a fronte di dieci procedimenti si è trovata a dover pagare un miliardo di euro…nel nostro caso, con 100 procedimenti (e sembra che siamo solo agli inizi) la bolletta da pagare a causa dello spalma incentivi potrebbe rivelarsi davvero da incubo
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”