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Pavia, minicentrali per un maxi inquinamento

Ultimo aggiornamento: 12-11-2014

Al contrario di quanto spesso si crede, la maggior parte delle emissioni inquinanti proviene non tanto (o non solo) dalle grandi centrali inquinanti (che siano centrali termoelettriche o a carbone), ma anche da piccole strutture sparse sul territorio che, nell’insieme, possono avere risultati devastanti sulla quantità di emissioni di gas serra. Stiamo parlano non solo dei termovalorizzatori o dei generatori diesel, ma anche di numerosi gassificatori, ecc…

Se si dovesse stimare un elenco di province virtuose sul tema della minore emissione di CO2, Pavia non sarebbe sicuramente tra queste. Non è una cattiveria gratuita, ma un dato di fatto: a fronte di Enti Pubblici impegnati, che fanno di tutto per abbassare il proprio impatto ambientale, nella provincia lombarda l’emissione di CO2 è calata di appena il 2%.

Lo scorso anno le tonnellate di anidride carbonica sversate nell’aria sono state quasi cinque milioni e mezzo: ce lo conferma “Ecoway”, che certifica la quantità dei gas effetto serra rilasciate nell’ambiente.

La causa di questa importante quantità di anidride carbonica è data dal fatto che sul territorio della provincia di Pavia esistono ben 82 centrali di produzione elettrica considerate piccole e moltissimi altri impianti per la produzione legata alle proprie attività agricole o industriali di dimensioni ancora più modeste.

In realtà, secondo Legambiente, a fare la parte del leone nel campo delle emissioni di anidride carbonica c’è comunque la raffineria Eni di Casei Gerola, con un buon 60% dell’intera produzione di Co2 della Provincia pavese, mentre il resto dell’inquinamento è provocato dai numerosi mini-impianti inquinanti sparsi sul territorio, i gassificatori ed i cosiddetti termo-valorizzatori che, utilizzando o bruciando diversi tipi di rifiuti, producono energia.

biossido di carbonio

Essi sono stati incentivati pensando ad un modo per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili nella produzione di energia elettrica e per questo hanno ricevuto importanti sussidi pubblici.

I gassificatori, che in teoria dovevano impattare poco sulle emissioni (rilasciando nell’ambiente una quantità di anidride carbonica pari a quella sottratta all’ambiente dalle piante e dagli animali utilizzati) si sono sommati gli uni agli altri, avendo nel complesso conseguenze comunque impattanti sull’ambiente. Inizialmente, infatti, questi potevano essere autorizzati direttamente dal Comune senza dover passare per la Provincia o per la Regione.

Nello stesso periodo, d’altro canto, sono stati realizzati anche impianti fotovoltaici e idroelettrici, in grado di produrre energia elettrica senza dover emettere anidride carbonica.

C’è un altro “purtroppo” in mezzo al marasma degli inceneritori, cioè la controversa vicenda del Riso Scotti, accusato di aver bruciato rifiuti di ogni genere nel proprio complesso costruito ad hoc, di aver pagato mazzette a Provincia e Regione per farlo e di aver intascato qualcosa come 25 milioni di euro di contributi non dovuti.

“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”

Alessandro Fuda

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