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Gli Stati del mondo inquinano e l’ONU sta a guardare

Ultimo aggiornamento: 14-11-2014

Giorni neri per l’ambiente: anche da Copenaghen è arrivato, in pratica, un nulla di fatto. A volte verrebbe quasi voglia di spegnere il computer, piuttosto che registrare in un articolo l’ennesimo niente di chi ci governa, in questo caso avvallato dall’Onu. Ma si va avanti, ed ecco la mera cronaca dell’incontro.

In Danimarca è stato presentato lo studio delle Nazioni Unite sul tema del cambiamento climatico: a causa delle attività umane, gli ultimi venti anni sono stati i più caldi degli ultimi 1400. Altra conclusione è che senza una sensibile riduzione dell’uso di combustibili fossili, le temperature continueranno ad aumentare.

Sono serviti ben tre studi, certificati dal Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc) per concludere definitivamente che è tutta e sola colpa dell’uomo, ma che sarebbero sufficienti pochi cambiamenti per poter dare una svolta alla situazione. Per prima cosa ovviamente sostituire la dipendenza mondiale dai combustibili fossili con un uso sempre maggiore delle energie provenienti da fonti rinnovabili, la cessazione del taglio indiscriminato delle nostre foreste, insomma il raggiungimento delle emissioni zero.

Avete presente come dicono le insegnanti: le capacità ci sono, quello che manca è l’impegno.

co2 e cambiamenti climatici nel rapporto onu sul clima

La stessa assenza di impegno che ha provocato il quasi nulla di fatto di Kioto: era il lontano 1997 e nonostante a quel protocollo abbiano aderito 180 paesi, mancò la firma di Stati Uniti, che da soli inquinano per oltre il 36% delle emissioni totali.

La Russia aderì solo nel 2004, la Cina e l’India rivendicarono il fatto di inquinare ora, come paesi in via di sviluppo, tutto quello che non avevano inquinato prima.

Ma quanto costerebbe cambiare la situazione attuale? In termini economici in realtà meno di quello che si pensa, appena lo 0,06% della crescita mondiale del Pil: purtroppo più il tempo passa e più i costi per modificare quello che è stato già fatto diventano sempre maggiori.

Ma, nonostante la situazione sia questa, nonostante non ci sia un attimo da perdere e la salute delle persone dipende da quello che verrà o non verrà fatto nei prossimi anni, invece di puntare il dito contro i maggiori responsabili mettendoli di fronte al loro operato, le Nazioni Unite preferiscono fare vaghi cenni con la mano, parlare genericamente di situazione a rischio e rimandare il tutto alla conferenza di Parigi di dicembre 2015.

Bisognerà sostituire il Protocollo di Kioto e augurarsi che i Governi non sprechino altri preziosi decenni continuando a nascondersi dietro lo sviluppo economico, che ad un Pianeta defunto non servirà di sicuro.

“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”

Alessandro Fuda

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