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Fotovoltaico cinese, nessun favore all’ambiente

Ultimo aggiornamento: 16-06-2014

Non c’è mercato economico che la concorrenza cinese non abbia espugnato, e se si parla del fotovoltaico si può dire che l’impatto sia stato davvero drammatico sui mercati europei.

Il monopolio raggiunto nel primo periodo, però, non è stato ottenuto grazie alla qualità del pannello fotovoltaico, ma solo grazie al suo prezzo. Si sono infatti unite due situazioni: la prima riguarda l’abitudine (e a volte purtroppo la necessità) che hanno le famiglie e le aziende di risparmiare anche quando si acquistano prodotti che devono durare vent’anni. La seconda è invece il metodo poco corretto usato dai cinesi per spazzare via la concorrenza: il dumping. Di cosa si tratta? Della scelta di vendere i propri pannelli ad un prezzo inferiore rispetto a quello presente in patria. Come resistere ad un pannello fotovoltaico che costa la metà, anche se cinese?

Morale, la bella e addormentata UE dopo tanti anni si è svegliata, e ha imposto dazi e prezzi sotto cui non era possibile scendere. I Cinesi si sono adeguati e la differenza di prezzo è scesa praticamente a zero.

Ma queste imposizioni hanno un significato non solo economico, ma anche profondamente ambientale. Analizzando infatti in maniera specifica la quantità di CO2 che viene emessa per la realizzazione dei pannelli cinesi, si scopre che è molto più alta di quella emessa dalle aziende occidentali. L’analisi tiene conto dell’intera vita del pannello fotovoltaico, a partire dall’estrazione della materia prima fino al riciclo, un ciclo temporale che dura 25 anni.

D’altronde non ci può meravigliare di queste differenze, se si pensa alla tipologie di standard richiesti alle aziende europee e a quelli richiesti dal Governo cinese, senza contare lo spostamento dalla Cina all’Europa.

fotovoltaico cinese

Il vantaggio economico è quindi in realtà uno svantaggio ambientale: detta in soldoni, la produzione dei pannelli fotovoltaici in Cina, invece di aiutare l’ambiente, gli dà il colpo di grazia, emettendo una quantità di CO2 maggiore di quella che fa risparmiare nel corso della sua vita.

È necessario quindi operare senza dubbio su due livelli. Innanzitutto, come sta già facendo l’Europa, impedire il dilagare di questi pannelli fotovoltaici attraverso una barriera economica, permettendo quindi alle aziende locali di tirare il fiato e tornare competitive. Dall’altra parte però è necessario operare su di un piano culturale e di sensibilizzazione delle persone. Chi affronta la spesa dei pannelli fotovoltaici, nella speranza di dare una mano al Pianeta, deve essere messo in condizione di operare la sua scelta in maniera consapevole, evitando che le sue buone intenzioni provochino danni a causa della cecità di chi vede nel fotovoltaico solo un guadagno.

“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”

Alessandro Fuda

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