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Europa: l’inquinamento costa 1600 miliardi all’anno

Ultimo aggiornamento: 13-05-2015

Inquinare costa, lo sappiamo. Ma quanto spendono gli Stati e i loro cittadini, in termini di sanità e salute? A fare per la prima volta un calcolo di tutto questo è stata l’OMS (l’Organizzazione mondiale per la sanità) in collaborazione con l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), analizzando i costi legati all’Europa.

Le cifre fanno oggettivamente spavento, soprattutto se si pensa che sono legate ai valori registrati nel 2010. Secondo i due enti europei ogni anno 600 mila persone muoiono prematuramente per cause legate direttamente o indirettamente all’ambiente inquinato. Per capirci è come se ogni anno sparisse il doppio della popolazione del Molise.

Questi decessi prematuri, oltre “pesare sul lato umano”, pesano in termini economici sulla crescita delle nazioni: sfasamenti demografici per finanziare le pensioni ed elevate spese sanitarie che finiscono per gravare, indirettamente, sulle intere comunità. In totale vengono stimati dalla Comunità Europea circa 1600 miliardi di dollari di danni.  A causa dell’inquinamento, dei danni ambientali e delle tecnologie energetiche insostenibili (dal carbone al trasporto su gomma alla produzione inquinante delle grandi industrie) il 10% del Pil d’Europa viene utilizzato per far fronte ai danni sanitari ed ambientali provocati da un modello di sviluppo non sostenibile: il 10% del Pil europeo va letteralmente “in fumo”.

energia a carbone

In Europa, però, ci sono anche paesi responsabili che agiscono per mitigare l’inquinamento. Due di questi sono la Norvegia, sul cui Pil l’inquinamento pesa per appena lo 0,3% e la Svezia, con un “peso” dello 0,9%.

Tra i paesi EU più inquinanti, invece, c’è la Bulgaria: qui il 29% del Pil nazionale viene “eroso” dagli effetti dell’inquinamento. Il paese reclama il proprio “diritto alla crescita economica”, senza considerare gli aspetti ambientali: continuare ad inquinare per assecondare la crescita economia porta al paese l’erosione di ben un terzo del PIL nazionale. Qui un euro su tre del prodotto interno lordo viene speso proprio per i danni causati dall’inquinamento.

E l’Italia? Noi ci troviamo nella parte virtuosa della classifica, con danni pari al 4,7% del Pil e una spesa di 88 miliardi di euro all’anno: i morti prematuri ricollegabili all’inquinamento sono 32 mila, un po’ come tutta la popolazione di Aosta, per capirci. Ovviamente non dobbiamo rallegrarci, perché l’aria non è a compartimenti stagni, e l’inquinamento della Bulgaria,  in un modo o nell’altro arriva a colpire anche noi.

Un recente studio aveva utilizzato tutti questi dati per creare un prezzo dell’energia elettrica ottenuta da carbone che andasse a coprire pure le spese dell’inquinamento: il risultato era stato di un costo 4 volte superiore all’energia prodotta da fotovoltaico e altre fonti rinnovabili.

Ma quand’è che i governi si decideranno veramente a prendere un impegno concreto per cambiare le cose? Ovviamente l’OMS ha fatto un appello affinché la lotta contro i fattori di inquinamento diventi una priorità politica: chissà chi lo ascolterà davvero.

“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”

Alessandro Fuda

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