In un’epoca caratterizzata da neoliberismo e globalizzazione dei consumi, potrebbe sembrare inusuale sentir parlare di imposizione di dazi doganali.
Tuttavia l’introduzione di dazi sulle merci importate è quanto si è verificato per quanto riguarda le tecnologie per la produzione di energia da fonti sostenibili, e per il fotovoltaico in misura maggiore.
L’Europa, così come gli Usa, hanno deciso di imporre delle tasse sulle merci in importazione per contrastare in particolare l’importazione di pannelli prodotti in Cina e venduti a prezzi considerati non corretti dai produttori locali. Nonostante ciò, dopo un primo stop, Ue e Cina hanno trovato un accordo parziale che ha aperto un accordo che non scontenta nessuna delle due parti in causa.
Tuttavia anche la Cina ha adottato un comportamento speculare: infatti il paese asiatico ha istituito un dazio doganale pari al 35% per quanto riguarda il solare termico, mentre esso si riduce al 8% per i componenti per l’energia eolica. Lo stesso tipo di dazio è stato adottato anche dalla Corea. L’oriente e l’occidente non sono le uniche aree geografiche interessate dalla tutela dei prodotti interni; anche in Africa diversi stati hanno introdotto dazi doganali sui pannelli fotovoltaici e sulle lampade alimentate con l’energia del sole.
L’aumento della diffusione di dazi doganali per le tecnologie rinnovabili, ha fatto sollevare il più che lecito dubbio se questi dazi possano costituire un danno o un vantaggio le energie rinnovabili nel loro complesso. Secondo la Seti Alliance, un’organizzazione che comprende diversi soggetti interessati a diverso titolo al mondo delle energie sostenibili, la risposta sarebbe negativa.
Secondo l’associazione la diffusione delle energie sostenibili sarebbe rallentata e distorta economicamente dall’applicazione di incentivi statali, tariffe e da norme che non agevolerebbero la diffusione delle stesse. La riduzione di questi aspetti potrebbe quindi portare, sempre secondo quanto affermato da Seti, ad una riduzione dei costi e ad un conseguente aumento dell’utilizzo delle energie sostenibili, a discapito di quelle basate sui combustibili fossili.
Anche i Governi starebbero però comprendendo i limiti portati dai dazi e normative troppo stringenti per gli esportatori; sono iniziati i negoziati tra stati (compresi Usa, Europa e Cina) per l’eliminazione dei dazi sui prodotti riguardanti la produzione di energia rinnovabile e per la sostenibilità ambientale.
L’obiettivo dei negoziati è quello di creare un commercio più libero su una lista di cinquantaquattro prodotti definiti già nel 2012, ma sui quali esistono ancora moltissime divergenze. Secondo Seti la sola rimozione degli ostacoli che impediscono il libero commercio, porterebbe ad un incremento del 12% rispetto all’attuale mercato globale, con un margine di sviluppo importante per tutti gli stati coinvolti.
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”
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