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Pannelli fotovoltaici cinesi, dazi al 48% per alcuni produttori

Ultimo aggiornamento: 12-12-2013

Pannelli fotovoltaici cinesi: l’Europa impone dazi del 48%, per i produttori che in agosto non aderirono all’accordo commerciale sui prezzi minimi regolati e sulle soglie massime di importazione.

La Cina ha in mano oggi circa l’80% del mercato mondiale dei pannelli fotovoltaici. Il motivo è che i prodotti cinesi vengono esportati nel mondo a prezzi decisamente competitivi, tanto bassi da creare, soprattutto in europa, situazioni di concorrenza sleale nei confronti dei produttori europei e statunitensi.

In Europa i prezzi troppo bassi hanno attanagliato i produttori europei che in molti casi hanno visto chiudere in passivo i loro bilanci annuali: il prezzo di mercato dei pannelli fotovoltaici non era sufficiente a coprire neanche i costi di produzione dei produttori europei.

La questione del mercato e dei prezzi dei pannelli non è nuova, tanto che già parecchi mesi fa (febbraio-marzo 2013) l’Unione Europea attuò la propria politica di controllo dei prezzi di importazione dei prodotti provenienti dalla Cina (il tutto a seguito di un’accurata indagine sui prezzi dei pannelli di importazione).

L’esito di questo interessamento, che di fatto rimase una “minaccia” di dazi, portò ad un’accordo tra Europa e produttori cinesi, accordi commerciali per regolare i prezzi minimi di importazione: un accordo commerciale anti-dumping tra Europa-Cina per alzare i prezzi minimi di importazione di pannelli e wafer fotovoltaici e celle fotovoltaiche.

pannelli fotovoltaici cinesi dazi

L’accordo commerciale non era stato firmato da tutti i produttori cinesi, ma solo da circa 90 produttori made in china che ad oggi si sono impegnati con l’Europa ad esportare i pannelli fotovoltaici cinesi ad un prezzo minimo di 0,56€/watt per un tetto massimo di 7 Gigawatt l’anno.

 

I produttori cinesi che non avevano aderito all’accordo commerciale con l’Europa, oggi vengono sottoposti a dazi commerciali molto più penalizzanti rispetto agli accordi stipulati questa estate: si parla di balzelli di prezzo di circa il 48%. Si tratta, nello specifico, di dazi anti-dumping e antisovvenzioni

I dazi sono in vigore dal 6 dicembre 2013 e dureranno per due anni.

 

Dunque oggi ci sono due canali di importazione dalla Cina: quello dei produttori aderenti all’accordo commerciale e quello dei produttori che a suo tempo non avevano aderito agli accordi, che vengono oggi sottoposti ai dazi.

In termini di quote di mercato europeo i produttori che hanno aderito agli accordi riforniscono circa il 60% del mercato europeo, quelli invece sottoposti ai dazi incidono per circa il 30%.

 

Trina solar, importante produttore (e importatore) cinese che aderì fin da subito all’accordo commerciale con l’Europa, accoglie con favore la decisione definitiva dell’Unione Europea sui dazi. Trina Solar è una della aziende cinesi esenti dai dazi perchè applica da agosto i prezzi minimi concordati.

I produttori di wafer, celle e pannelli fotovoltaici cinesi che invece non hanno collaborato alle indagini anti-dumping della Commissione Europea, dovranno rispettare le misure antidumping e antisovvenzione, che prevedono l’applicazione di un dazio medio del 47,7%. Queste misure non verranno invece applicate a quei produttori cinesi, incluso Trina Solar, che hanno lo scorso agosto sottoscritto l’accordo sui prezzi minimi e sul tetto massimo delle esportazioni.

Leggi qui l’articolo sugli accordi commerciali raggiunti in agosto tra europa e cina.

“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”

Alessandro Fuda

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