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Video: le conseguenze dell’estrazione del petrolio in Italia

Ultimo aggiornamento: 04-03-2015
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In questo video Maria Rita D’Orsogna , fisico ricercatrice presso la California State University di Los Angeles e attivista ambientale, ci spiega in maniera molto chiara, e apportando molti dati interessanti, perchè l’estrazione del Petrolio è dannosa non solo in Italia, ma in tutti quei luoghi dove viene praticata.

A cosa portano le trivellazioni e le industrie di trattamento del Petrolio?

Inquinamento delle falde idriche, esalazioni dannose per chi vive vicino agli impianti di estrazione e di lavorazione, problemi di salute (dimostrati con dati epidemiologici) per le comunità locali: linfomi leucemie tumori sono più frequenti nei siti estrattivi e di lavorazione rispetto ad altre aree.

Non solo: non è da meno la deturpazione del territorio, territorio che in Italia è forse il bene più prezioso per l’agricoltura, per l’allevamento e per il turismo.

Il Petrolio, dunque, inquina aria, acqua, terra e, di conseguenza, “inquina” la salute di animali, piante e persone. Ne risente l’agricoltura, ne risente l’allevamento, ne risente la filiera alimentare e dunque la salute di uomini, donne e bambini (che sono in effetti le categorie più esposte).

trivellazioni o fonti rinnovabili?

Il danno non è solo riscontrabile sui siti estrattivi, ma su tutto il territorio, per tutte le infrastrutture che la “filiera del petrolio” porta con sè: oleodotti, raffinerie, siti di stoccaggio e di lavorazione, ecc..

Perchè l’Italia rischia di essere fin troppo appetibile oggi per le compagnie estrattive? Perchè le leggi non pongono alcun limite: per le trivellazioni in mare, per esempio, non c’è alcuna soglia minima di distanza dalla costa (a differenza di altri paesi).

Il ministero dello sviluppo economico, inoltre, ha già assegnato a diverse compagnie petrolifere molte porzioni di territorio per le loro attività estrattive che, vista la conformazione delle falde nel sottosuolo italico, dovrebbero scavare pozzi molto profondi, si parla di sonde a 3-5 chilometri di profondità.

Le trivelle utilizzano composti chimici per agevolare gli scavi, composti immessi e lasciati nel sottosuolo, la cui composizione è coperta da segreto industriale (si tratta dei cd. “fluidi perforanti” che, è dimostrato, contengono benzene ed altri metalli pesanti).

Le conseguenze dannose dell’estrazione del petrolio, sono dunque molte a tutte dimostrabili, basti vedere i risvolti che fino ad oggi hanno avuto le trivellazioni della Basilicata, dove già si estrae petrolio da 15 anni.

Ma i danni non sono solo questi: tutte le lavorazioni portano alla produzione di ingenti rifiuti industriali (i cd. “fanghi di scarto” e non solo) che comportano elevati costi di smaltimento e bonifica dei territori. A chi saranno in carico questi costi?

Una ulteriore conseguenza delle trivellazioni è l’aumento del rischio sismico: deturpando il sottosuolo si possono causare squilibri geo-morfologici che possono causare terremoti. Nel sottosuolo, infatti, ci possono essere zone ad elevata pressione che, toccate dalle perforazioni, possono causare scompensi e smottamenti che riversano la loro energia in superficie.

L’alta pressione e le bolle di gas presenti nel sottosuolo possono anche essere causa dello “scoppio dei pozzi”, come avvenne a Trecate (NO) nel 1994, quando si assistette ad una pioggia ininterrotta di petrolio (per qualche giorno) su una vasta area di risaie. La bonifica fu terminata dopo una decina d’anni ed, ovviamente, pagata anche dai cittadini.

 

 

Il Video della dr.sa Maria Rita D’Orsogna merita 28 minuti della nostra attenzione perchè ci aiuta a capire cosa significa oggi trivellare, estrarre petrolio e gas dal sottosuolo e perchè in Italia si rischia oggi di assistere alla “svendita” del territorio alle compagnie estrattive. In Italia, oggi più che mai, bisogna fermare le trivellazioni e impedire la realizzazione di nuovi siti estrattivi.

Per la deturpazione e la svendita del territorio alle compagnie estrattive non è stato chiesto il permesso ai cittadini.

 

 



“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”

Alessandro Fuda

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