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Le rinnovabili creano lavoro in tutto il mondo, ma l’Italia rallenta

Ultimo aggiornamento: 21-05-2014

Nel 2013 le energie rinnovabili hanno dato lavoro ad oltre 6,5 milioni di persone in tutto il mondo. Rispetto allo scorso anno, nel settore si è assistito alla nascita di più di 800.000 nuovi posti di lavoro. A guidare la classifica è la Cina, mentre in Italia l’occupazione nel settore rallenta, anche a causa dei tagli agli incentivi.

 

I dati salienti dello studio condotto da Irena

I dati relativi all’occupazione nel settore delle energie rinnovabili sono contenuti in uno studio condotto dall’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (Irena). Lo studio dimostra chiaramente che nel corso del 2013 le energie rinnovabili hanno contribuito alla creazione di nuovi posti di lavoro, confermandosi come un settore dinamico e in grado di offrire prospettive lavorative a un numero crescente di persone in tutto il mondo. Secondo le stime il numero di occupati nelle energie rinnovabili continuerà a salire, in particolare nell’ambito della progettazione e dell’installazione di impianti, a discapito del comparto produttivo.

 

Il fotovoltaico è la fonte con più occupati

Il fotovoltaico nel 2013 ha dato lavoro a circa un terzo dei 6,5 milioni di persone occupate complessivamente nel settore delle rinnovabili. L’energia fotovoltaica si conferma la prima fonte di occupazione, distaccando notevolmente gli altri settori. Se in Paesi come la Cina e gli Stati Uniti il contributo del fotovoltaico è ormai una certezza, sorprende positivamente il dato relativo al Bangladesh, che impiega l’energia del sole per soddisfare il fabbisogno di elettricità di quasi tre milioni di abitazioni.

rinnovabili e lavoro

A livello globale il numero di occupati nel settore delle rinnovabili è così distribuito:

  • fotovoltaico: 2.300.000
  • biocarburanti liquidi: 1.400.000
  • eolico: 834.000
  • biomasse: 782.000
  • solare termico: 500.000

Altre fonti rinnovabili, come geotermico, biogas e solare termodinamico hanno un peso minore.

 

I leader mondiali

Il Paese nel quale le energie rinnovabili danno lavoro al maggior numero di persone è la Cina. Nel 2013 gli occupati nel settore sono stati oltre 2.600.000, di cui più di mezzo milione solo nel comparto fotovoltaico. La Cina dunque non solo si conferma leader nella produzione di pannelli solari e di componenti per gli impianti di sfruttamento delle energie rinnovabili, ma ha puntato sull’energia pulita anche per l’economia interna. Basti pensare che in soli due anni il numero degli impianti solari installati nel Paese è aumentato del 500%. Subito dietro la Cina si piazza il sorprendente Brasile, che può contare su circa 900.000 posti di lavoro nel settore delle rinnovabili, concentrati perlopiù nelle bioenergie. Al terzo posto compaiono gli Stati Uniti, dove il fotovoltaico si conferma la prima fonte di occupazione.

 

La situazione in Europa

In Europa gli occupati nel settore delle rinnovabili sono 1.200.000. I posti di lavoro europei si concentrano in maggior parte in Germania (371.000) e in Spagna (116.000). L’occupazione nel resto d’Europa è frammentata e poco sviluppata, anche a causa della concorrenza delle grandi realtà estere, Cina in primis.

 

Italia in controtendenza

Il rapporto elaborato da Irena non cita l’Italia: segno questo che, malgrado il potenziale che emerge dai dati internazionali, il nostro Paese sta investendo troppo poco nel settore delle rinnovabili. Complici anche i tagli agli incentivi pubblici il numero degli occupati nel settore sta rallentando. L’ultimo dato disponibile riguardante l’occupazione nelle rinnovabili risale al 2012, quando i posti di lavoro erano circa 190.000. Secondo il Consiglio Nazionale degli Ingegneri il numero dei lavoratori delle rinnovabili potrebbe raggiungere e superare quota 250.000 entro i prossimi sei anni, a patto che si attui una precisa politica pubblica di sostegno al settore, incentivando il passaggio a fonti di energia alternative, pulite e rinnovabili.

“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”

Alessandro Fuda

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