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Quanto costa l’inquinamento?

Ultimo aggiornamento: 03-12-2014

I danni derivanti dall’inquinamento atmosferico non sono solo quelli che hanno un impatto sulla salute e sull’ambiente. Secondo una ricerca effettuata dall’EEA, l’Agenzia Europea per l’Ambiente essi avrebbero anche un forte impatto economico, con conseguenze che finiscono per ricadere a più riprese sulla popolazione delle aree interessate.

L’EEA ha pubblicato il rapporto intitolato “Costs of air pollution from European industrial facilities, an updated assessment” i cui risultati dovrebbero far riflettere sulle politiche industriale ed energetiche adottate dagli stati europei. Secondo l’EEA infatti la metà dell’inquinamento atmosferico continentale è il risultato delle emissioni dell’1% delle 14.325 aziende analizzate nella ricerca che ha dato origine al rapporto stesso.

Nel lasso di tempo analizzato (tra il 2008 ed il 2012) i primi trenta posti per emissioni inquinanti sono occupati da impianti situati tra l’Est Europa e la Germania, ma ciò che è più importante è rilevare la tipologia di queste industrie: si tratta infatti nella maggioranza dei casi delle centrali elettriche alimentate a carbone.

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Nello studio non sono state prese in considerazione eventuali violazioni alle norme statali che regolano le emissioni nell’ambiente ma l’impatto totale degli impianti, considerando anche fattori che spesso passano in secondo piano come i danni all’agricoltura o alle costruzioni, il numero di giornate di lavoro perse a causa delle malattie correlabili all’inquinamento, le morti premature ed in generale i danni causati alla salute degli abitanti nelle aree circostanti agli impianti.

Il quadro che ne emerge non è affatto roseo: le emissioni inquinanti hanno causato danni all’economia europea per una cifra compresa tra i 329 ed i 1.053 miliardi di euro, una stima che, anche considerando la cifra inferiore, indica danni di enorme portata non solo all’ambiente, ma anche alle economie.

Non migliore è la situazione del nostro paese. Secondo l’EEA l’Italia avrebbe un impatto compreso tra i 25 ed i 60 miliardi nei quattro anni, con cifre paragonabili quelle di una manovra finanziaria. Per l’Italia sono stati presi in considerazione 1.329 impianti, che in alcuni casi hanno visto un posizionamento nelle parti più alte della classifica. Se infatti il primato per l’inquinamento atmosferico spetta a Polonia, Romania, Bulgaria, Germania e Regno Unito, il nostro paese in alcuni non è da meno, come dimostra il 29esimo posto conquistato dall’Ilva di Taranto, ma anche il trentatreesimo della centrale Federico II di Brindisi.

Secondo Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’Eea è urgente e necessario procedere su più fronti per arginare i danni causati. Innanzitutto a suo parere il primo passo da compiere è la conversione delle centrali alimentate a combustibili fossili, ma urgenti sarebbero anche interventi per la tutela della salute dei cittadini, così come ulteriori studi per analizzare l’impatto ambientale delle piccole e medie imprese.

“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”

Alessandro Fuda

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