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E’ giapponese l’energia wireless dallo spazio

Ultimo aggiornamento: 10-04-2015

Energia wireless dallo spazio? Secondo gli scienziati giapponesi che lavorano al progetto Space Systems Solar Power (SSSP) non solo si tratta di una cosa possibile, ma già in parte realizzata. Cerchiamo di spiegare il maniera semplice come dovrebbe funzionare, in base a quello che dice lo scienziato Yasuyuki Fukumuro che fa parte del gruppo di lavoro.

Lo scopo è quello di raccogliere la luce solare attraverso una stazione in orbita, trasformarla in radiazioni elettromagnetiche e poi trasmetterla ad un altro impianto sulla Terra in grado di riceverle. Il risultato sarebbe fondamentale, perché nello spazio non ci sarebbero problemi di approvvigionamento, la raccolta di energia non sarà influenzata né dalle stagioni né dalle nuvole, e potrà andare avanti fino a quando il sole esisterà.

Ma come nasce questa idea? Possiamo dire che viene da lontano: era infatti il 1968 quando l’americano Peter Glaser, pensò di sistemare grandi pannelli solari nello spazio, per inviare appunto energia a terra.

energia fotovoltaica wireless dallo spazio

Purtroppo si trattava di un progetto troppo costoso e poco realizzabile con le tecnologie dell’epoca e l’amministrazione Reagan nel 1980 ci mise una pietra sopra.

Il Giappone invece, che da sempre patisce la carenza di risorse energetiche, continuò a studiare il progetto. A tutt’oggi le sfide sono davvero tante, ma il punto di fattibilità è sempre più vicino: infatti proprio in questo periodo si è passati dalla fase di studio a quella dimostrativa. La prova che il progetto è realizzabile l’ha data il viaggio di 55 metri che è stato fatto fare a 1,8 kilowatt di energia.

Un po’ poco, direte voi, se pensiamo alla distanza che separa lo spazio dalla Terra e all’energia che serve per qualsiasi attività umana, eppure è un inizio che non va assolutamente sottovalutato e che rende i Giapponesi leader nel campo dello Space Systems Solar Power. Una delle sfide più importanti è senza dubbio quella di trasmettere nella maniera più precisa possibile, l’energia da una stazione geostazionaria che si trova ad un’altezza di 36 mila metri su di superfici non più ampie di 3 km quadrati.

Questa tecnologia potrebbe davvero cambiare il modo in cui ci si approvvigiona di energia e fornirne grandi quantità 24 ore al giorno. Senza dubbio anche la situazione ambientale della Terra cambierebbe in maniera sostanziale.

Purtroppo, come dicevamo, ci sono ancora molti nodi da sciogliere, come ad esempio il modo in cui trasportare nello spazio il materiale per costruire queste stazioni direttamente in loco, ma anche studiare il modo di proteggere gli esseri viventi dalle esposizioni alle microonde o ai laser necessari a trasportare l’energia solare.

Per ora si continua a progettare e sperimentare: ma gli stessi scienziati confermano che difficilmente questa tecnologia sarà attiva prima del 2040-2050.

“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”

Alessandro Fuda

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