Il cambiamento climatico ci costa 300 miliardi all’anno, mentre modificare l’approccio energetico e produttivo ne richiederebbe solamente 6. Sarà ora di cambiare il modo di pensare e di agire?
Snoccioliamo subito delle cifre, perché questo fanno le Nazioni Unite sul tema del cambiamento climatico, e quindi ecco i costi sconvolgenti delle catastrofi naturali: tra i 250 miliardi e i 300 miliardi di euro.
Non sono spiccioli, certo, ma è quanto risulta dal Global Assessment Report on Disaster Risk Reduction: la relazione presentata dalla rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite, Margareta Wahlström non scopre certo l’acqua calda, ma è scioccante lo stesso.
Ancora una tirata di orecchi, quindi, per tutta la comunità internazionale che invece di aprire gli occhi continua a far finta di niente, con la scusa che sarebbe troppo costoso iniziare a modificare la situazione. Ma la realtà è ben diversa, come tutti sappiamo, anche per averlo ripetuto fino allo sfinimento nelle pagine di questo sito. La verità è che affrontare i cambiamenti climatici, modificando il proprio modo di vivere, sarebbe per le nazioni del mondo meno costoso che pagare lo scotto delle catastrofi naturali che ogni anno si abbattono sul pianeta.
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Le Nazioni Unite hanno mostrato come il problema della spesa per le catastrofi naturali non resta un problema a se stante: infatti quando succede una di queste tragedie, il costo non preventivato e il denaro che serve per far fronte alla prima emergenza e alle successive necessità, deve essere stornato da un altro capitolo del bilancio nazionale. E chi ne fa sempre le spese? La ricerca, la sanità e l’istruzione, sono in genere i settori che pagano per tutti, impedendo alla nazione di svilupparsi, e soprattutto di farlo in maniera sostenibile.
Ma esiste una possibilità di cambiamento? Decisamente sì. E nonostante quello che continuano a ripetere i governi, è la soluzione più economica. Sì, avete capito bene: costerebbe di meno affrontare il problema del cambiamento climatico, ridurre le emissioni, usare fonti energetiche sostenibili, che riparare poi a danni già fatti. Le cifre? La differenza salta agli occhi in maniera inconfutabile: con un investimento globale di 6 miliardi annui, si potrebbe ridurre ogni anno le perdite economiche del 20%.
Anche perché, ormai non possiamo più parlare del “se” una catastrofe naturale accadrà, ma del “quando” succederà. Per un’inerzia che a questo punto è inconcepibile, si stanno condannando le generazioni future a pagare per tutto quello che stiamo evitando di fare adesso.
Un ennesimo richiamo, quello delle Nazioni Unite, che però stavolta arriva insieme ad una notizia che farà sicuramente riflettere: le emissioni inquinanti della Cina nel 2014 sono state meno che nel 2013. Che sia un primo passo verso una svolta?
“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”

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