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Greenpeace, 100% rinnovabili al 2050 è obbiettivo raggiungibile

Ultimo aggiornamento: 28-09-2015

Obiettivo 100 per cento rinnovabili al 2050. Obbiettivo impossibile e troppo futuristico? Secondo Greenpeace no. L’obbiettivo può essere raggiunto investendo. Ed i costi di investimento sono già coperti dai risparmi conseguibili dalla minore spesa per le materie prime.

A sostenerlo è Greenpeace, ma non solo. Anche il Centro Aerospaziale Tedesco (DLR) è perfettamente in linea con il ragionamento. Secondo il rapporto Energy (R)evolution 2015 (scarica il pdf), steso in collaborazione tra i due istituti, l’obiettivo è raggiungibile grazie al fatto che le fonti rinnovabili permettono di produrre energia sfruttando un giacimento energetico “spontaneo” e già disponibile in natura a costo zero (sole, acqua, vento, ecc…). Questo giacimento energetico non ha costi di estrazione, non ha costi di lavorazione, non ha costi di trasporto, non ha bisogno di infrastrutture più costose di quelle che già attualmente vengono utilizzate. Non solo: non aumenta la dipendenza dell’approvvigionamento energetico dal fragile equilibrio geopolitico internazionale.

Secondo lo scenario del rapporto, inoltre, puntando verso l’obbiettivo 100% rinnovabili si creerebbero molti più posti di lavoro nel settore energetico rispetto ai livelli attuali.

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Il solo fotovoltaico, secondo le stime indicate nel rapporto, potrebbe arrivare ad impiegare quasi 10 milioni di persone, decuplicando, di fatto, i livelli di occupazione attuali. Anche l’energia eolica potrebbe arrivare ad impiegare quasi 8 milioni di persone nel mondo.

Entro i prossimi 15 anni, se solo ci fossero le intenzioni politiche, la quota di energia elettrica e termica prodotta a livello globale con le sole fonti rinnovabili potrebbe triplicare passando dal 21 al 64 per cento. In questo scenario quasi i due terzi dell’energia prodotta al mondo sarebbe energia pulita. Se poi consideriamo la velocità di sviluppo che stanno avendo alcuni paesi, tra i quali Brasile Cina e  India, la riduzione delle emissioni diventerà presto, più che una “scelta lungimirante”, una “necessità imminente”. Aumentando in maniera decisa la quota di energia prodotta dalle rinnovabili le emissioni di Co2 potrebbero diminuire dagli attuali 30 miliardi di tonnellate all’anno a 20 miliardi di tonnellate entro il 2030.

Queste le dichiarazioni di Sven Teske (Greenpeace) il contributore principale del rapporto:

“L’industria del fotovoltaico e dell’eolico ha oggi raggiunto la sua maturità. Ha costi già competitivi col carbone ed è molto probabile che, nel prossimo decennio, supereranno di gran lunga l’industria del carbone, sia in termini di occupazione che in termini di fornitura elettrica.

E’ responsabilità dell’industria dei combustibili fossili adeguarsi per tempo a questi cambiamenti epocali, ed è responsabilità dei governi prepararsi ad affrontare in maniera adeguata allo smantellamento delle vecchie centrali inquinanti riconvertendo gradualmente il settore energetico alle nuove tecnologie pulite.

Ogni dollaro investito in nuovi progetti dipendenti dai combustibili fossili ha un elevato capitale di rischio ed è probabile che non vedrà il suo ritorno economico”.

Per raggiungere l’obbiettivo 100 per cento rinnovabili bisogna investire, ed i costi di investimento sono già “coperti” dai risparmi ottenibili proprio dal minor utilizzo delle materie prime.

La quota di investimento supplementare per effettuare questa riconversione energetica è stimata in 1.000 miliardi di dollari l’anno fino al 2050. La quota di risparmio ottenibile dal mancato utilizzo di combustibili è invece stimata a 1.070 miliardi di dollari l’anno. Il risparmio stimato è, dunque, maggiore dei costi previsti ed il “punto di pareggio” tra costi e benefici è stimato tra il 2025 ed il 2030.

“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”

Alessandro Fuda

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