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Finanziamenti fotovoltaico: in Cina Jinko Solar 58 milioni per nuovi progetti

Ultimo aggiornamento: 09-04-2013

Il fotovoltaico cinese, settore in forte crescita, raggiunge ogni giorno nuovi traguardi ed i massicci finanziamenti al fotovoltaico sono all’ordine del giorno. Lì i finanziamenti, ingenti investimenti, non fanno paura ed i progetti del solare sono spesso appetibili attrazioni per numerosi investitori. In questo caso “l’investitore” è una banca, anzi La banca principale del paese, controllata direttamente dal governo cinese.

La holding del fotovoltaico Jinko Solar ha firmato un contratto di partnership da ben 58 milioni di dollari con la principale banca cinese controllata direttamente dal consiglio di stato cinese: la China Development Bank. Si tratta nello specifico di un mega finanziamento per lo sviluppo di nuovi progetti fotovoltaici che Jinko Solar vuole realizzare in Cina.

La Jinko Solar, multinazionale cinese del fotovoltaico produttrice di moduli, ha diffuso oggi la notizia di aver firmato un contratto di finanziamento con la banca governativa di circa 58 mln di dollari, cifra da restituire in 15 anni. I progetti fotovoltaici oggetto dei finanziamenti sono tanti e da realizzare direttamente in Cina.

Ecco le dichiarazioni di Xiande Li, presidente di Jinko Solar:

Siamo molto lieti di estendere ulteriormente il nostro rapporto con la China Development Bank. Con la firma di questo contratto di finanziamento la protezione del nostro capitale a lungo termine, all’interno di questo accordo, rafforzerà la nostra posizione competitiva e la posizione di leadership sul mercato cinese. il contratto dimostra la fiducia che la China Development Bank ripone nel forte bilancio della Società e nella sua solida reputazione sul mercato. Useremo questo finanziamento al fine di creare maggiori opportunità nel campo dell’energia verde

 

finanziamenti fotovoltaico cinese

Ecco chi è Jinko Solar in Cina e nel mondo.

E’ una holding cinese del fotovoltaico quotata in borsa e con una capitalizzazione di più di 110 milioni di dollari. Produce moduli fotovoltaici per la Cina esportandoli in tutto il mondo.
E’ un produttore verticale di componentistica per il fotovoltaico: dai lingotti di silicio, ai wafer, fino alle celle ed ai moduli fotovoltaici (1.2 GW). L’azienda è presente nel mondo con un network che si estende attraverso l’Europa, il Nord America e l’Asia.
Al momento la multinazionale ha circa 10.000 dipendenti e le sue basi produttive sono situate nelle province dello Jiangxi e dello Zhejiang, per un’area produttiva totale di oltre 670 mila metri quadri. Il centro per il marketing e le vendite globali è situato nel distretto degli affari di Pudong, Shanghai, ed ha aperto filiali anche a Monaco in Germania, a Bologna in Italia ed un deposito logistico a Rotterdam nei Paesi Bassi.

 

Il fotovoltaico cinese e le accuse di Dumping

I sussidi ed i finanziamenti diretti ed indiretti del governo cinese all’industria del fotovoltaico sono oggetto di non poche controversie quando i fornitori si rivolgono al mercato globale con prezzi eccessivamente bassi, radenti la “concorrenza sleale”.

Per questo motivo sia in Europa che negli Stati Uniti si sono poste delle barriere, dei freni, alle importazioni cinesi attraverso misure anti-dumping: dazi doganali, anche retroattivi, per le importazioni di pannelli fotovoltaici provenienti dalla Cina.
Per ora in Europa i provvedimenti sono rivolti alle autorità doganali europee che dovranno registrare tutte le importazioni per un periodo di nove mesi, a partire da marzo 2013, per verificare le accuse di dumping e concorrenza sleale, accuse provenienti dalle imprese europee raccolte intorno all’associazione EU ProSun.

Secondo EU ProSun, infatti, associazione europea che raccoglie diverse imprese del fotovoltaico, questi livelli di esportazioni cinesi sono dovuti ai sussidi illegali che il governo cinese elargisce direttamente alle proprie imprese creando “concorrenza sleale” e Dumping.

“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”

Alessandro Fuda

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