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Energie rinnovabili, 100% entro il 2050 in Germania

Ultimo aggiornamento: 21-01-2014

Cento per cento energie rinnovabili, è possibile?
E’ un obiettivo ambizioso quello che la Germania si è auto imposta di recente: produrre energia esclusivamente da fonti rinnovabili entro il 2050. Secondo l’agenzia tedesca per l’ambiente, UBA-Umwelt Energiewende, sarebbe quindi possibile eliminare totalmente tutti gli impianti per l’energia nucleare, quelli a fonti fossili (come petrolio, gas o carbone) e anche quelli a biomasse nei prossimi trentasei anni. Obiettivo ambizioso? Sicuramente, ma possibile.

La corsa alle energie rinnovabili è già iniziata da tempo nel paese. Lo stop ad alcuni siti di produzione di energia nucleare è in realtà già avvenuto, in conseguenza alle reazioni scaturite dall’incidente di Fukushima in Giappone, che ha destato allarme tra la popolazione (non solo tedesca). L’obiettivo però sarebbe ancora molto lontano dall’essere realizzato. Si stima infatti che nello scorso anno la Germania abbia prodotto solo il 3% della propria energia sfruttando le energie rinnovabili, con l’eolico a farla da padrone rispetto a quanto prodotto tramite l’energia solare ed idroelettrica (rispettivamente 47 TWh, 30TWh e 15 TWh, pari ad un totale di 92 TWh dei circa 3067 TWh necessari per il fabbisogno del paese).

Si tenga comunque presente che la Germania, avanguardia tecnologica del solare, è tra gli stati che più utilizzano le energie rinnovabili e che su questo tipo di tecnologie sta investendo molte risorse, in particolare per quanto riguarda il fotovoltaico, sulla quale l’UBA ripone particolari aspettative. Già oggi, infatti, è partito in Germania un programma di incentivazione dei sistemi di accumulo elettrico per gli impianti fotovoltaici (leggi qui per ulteriori info).

 

Energie rinnovabili 100%, come raggiungere l’obiettivo?

energie rinnovabili

L’abbandono completo dei combustibili fossili, obiettivo oggi ancora molto lontano, appare piuttosto complicato in quanto al momento non sono disponibili le tecnologie che consentono di supplire completamente ed efficacemente al loro utilizzo. Buone possibilità si avrebbero convertendo, ad esempio, l’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili in bio-combustibili liquidi o in bio-gas, necessari al funzionamento degli impianti “no carbon” già in funzione.

Ecco due esempi a titolo totalmente indicativo: si può utilizzare l’elettricità verde prodotta dalle rinnovabili per produrre idrogeno, combustibile pulito per eccellenza, oppure si possono utilizzare le energie rinnovabili per far funzionare le pompe idriche per alimentare i bacini d’acqua dell’idroelettrico.

Anche l’utilizzo di sistemi di accumulo elettrico possono essere funzionali allo sfruttamento completo degli impianti di produzione da fonti alternative.

 

L’obiettivo posto dalla Germania, anche se ambizioso, rappresenta un grande passo avanti nella concezione delle politiche energetiche nazionali, ed è quindi auspicabile che anche altri stati, se non l’intera Unione Europea, ne seguano l’esempio.

Anche la Ue si è posta l’obiettivo di ridurre la produzione di energia da fonti rinnovabili, mettendo al 20% il tetto da raggiungere entro il 2020. Secondo i dati Eurostat però questo obiettivo, anche se meno ambizioso rispetto a quello auspicato dalla Germania, sarebbe ancora lontano per alcuni Paesi EU. La percentuale media europea di energie rinnovabili nel 2012 si aggirava infatti a circa il 12,4% dell’intera produzione elettrica.

I dati dell’agenzia europea riconoscono alla Germania circa l’11% di produzione proveniente dalle rinnovabili, ma il podio per la produzione di energie rinnovabili spetterebbe alla Scandinavia, nella quale Norvegia e Svezia occuperebbero i primi gradini del podio. A seguire: Lettonia, Austria e Portogallo.

E l’Italia? Il nostro paese, secondo gli ultimi dati disponibili, si attesterebbe intorno al 30%, quantità di tutto rispetto visto l’importante ruolo che il fotovoltaico ha avuto negli ultimi anni.

“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”

Alessandro Fuda

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