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Black carbon, tutti i rischi nello studio del CNR

Ultimo aggiornamento: 28-10-2014

Ci stiamo lentamente ma inesorabilmente avvelenando: se avete ancora dei dubbi in proposito, ora potete consultare la ricerca effettuata dal CNR, che analizza una situazione che potrebbe essere tranquillamente definita drammatica. Questo studio, esposto nel corso della Giornata dell’ambiente organizzata dall’Accademia dei Lincei, è il primo in Italia a trattare l’argomento inquinamento da carbonio.

Essa mostra come c’è una polvere nera, il black carbon, presente in maniera corposa nell’aria che siamo soliti respirare e insieme al carbonio organico arriva a coprire fino al 40% di essa. Qualora avvenga una combustione e si produca energia, verrà liberato del carbonio in atmosfera. La ricerca in questione ovviamente non ha potuto coprire tutto il territorio italiano né essere stata molto prolungata nel tempo, eppure ha già mostrato delle criticità davvero preoccupanti.

È stata paragonate ad esempio la presenza di black carbon in una via di Milano e sul Monte Cimone, che fa parte dell’Appennino Tosco-Emiliano. Nel primo caso c’erano ben 6 microgrammi, mentre nel secondo appena 0,1 microgrammi. Una differenza davvero abissale.

black carbon

A causare questi picchi di carbonio, sono ovviamente le attività umane, come il traffico congestionato di Milano, o le emissioni legate ai riscaldamenti invernali, che causano l’accumulo di sostanze inquinanti che aumentano in maniera esponenziale rispetto all’estate.

Anche la Commissione Europea raccomanda di monitorare il black carbon nell’atmosfera, perché i suoi effetti dannosi sia a livello ambientale che a livello di salute dell’uomo sono sempre più evidenti. Infatti la sua presenza nel particolato atmosferico ha stimolato anche l’Organizzazione mondiale della sanità a cercare di capire i collegamenti (abbastanza ovvi) con problemi importanti di ordine respiratorio, cardiovascolare ma anche le sue implicazioni nello svilupparsi di un tumore.

Il carbonio in sé è in realtà fondamentale per la nostra vita, ed è alla base dei prodotti di cui ci cibiamo. Se poi invece parliamo di carbone nero esso può essere presente in composti davvero tossici ed andare ad alterare lo stato di salute delle persone.

Far sì che la tecnologia umana si evolva nella direzione delle energie rinnovabili e nell’abbandono di forme che invece sfruttano ancora le fossili, significa come in molti si raccomandano da anni, avere a cuore la salute dell’umanità.

Lo studio è stato portato avanti dalla Società italiana di aerosol presieduta da Roberta Vecchi dell’ Università di Milano e realizzato, dall’Isac di Bologna, l’Istituto sull’inquinamento atmosferico, l’Istituto di metodologia per l’analisi ambientale insieme alle Università di Milano e agli Atenei di Milano, atenei di Genova, Perugia, Bari e del Salento.

“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”

Alessandro Fuda

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