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Impianti fotovoltaici e ritorno economico: prezzi e IRR [grafici]

Ultimo aggiornamento: 04-11-2013
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Gli impianti fotovoltaici oltre gli incentivi sono la nuova sfida del solare. Quali prezzi di installazione sono sufficienti a garantire un buon ritorno economico anche senza i sussidi statali? Con la fine degli incentivi statali il fotovoltaico è ancora conveniente?

Tutto ovviamente dipende dai prezzi di mercato necessari ad effettuare ogni installazione. Prezzi di mercato, ma non solo: per un buon ritorno economico dall’investimento è importante anche considerare la produttività stimata dell’impianto, che varia anche in base al luogo di installazione (nord, centro o sud Italia), all’esposizione dell’impianto ed anche in base al profilo di consumo dell’utente (autoconsumo, immissione in rete, scambio sul posto, vendita, ecc…). Il guadagno indiretto ottenibile col fotovoltaico dipende anche dal prezzo di acquisto dell’energia dalla rete elettrica: più aumentano i costi delle bollette elettriche, più sarà conveniente servirsi di impianti fotovoltaici in autoconsumo diretto.

Ovviamente si parla sempre di stime: produzione stimata, variazioni di prezzo stimate, profili di consumo stimati, ecc.. In questo articolo proponiamo un utile schema per individuare con maggiore precisione possibile il miglior rapporto tra prezzi e IRR, Internal Rate of Return (Tasso di ritorno dall’investimento).

La domanda fondamentale a cui ogni operatore ed ogni persona interessata al fotovoltaico deve saper rispondere è: “Qual è la soglia di prezzo al di sopra della quale il fotovoltaico non garantisce più un efficace ritorno economico?” In altre parole: la convenienza del fotovoltaico è sempre un rapporto tra costi e benefici: quanto pago per realizzare il mio impianto? E quali benefici economici mi garantisce nel tempo? In quanto tempo rientro dalle spese e per quanto tempo continuerò a guadagnare?

Una cosa è installare un impianto fotovoltaico con 3mila euro, un’altra è realizzarlo con 20mila euro. Oggi i livelli dei prezzi sono molto diminuiti rispetto a solo qualche anno fa.

Un’analisi dell’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano fa il punto della situazione individuando le “linee di prezzo” all’interno delle quali rimanere per fare del fotovoltaico un investimento “a rendere”.

Ecco il punto per alcune delle principali situazioni di installazione.

Impianti fotovoltaici domestici in scambio sul posto e  con detrazioni fiscali Irpef 50%

Questa è la classica installazione domestica “standard”. Nell’ipotesi si assumono le seguenti condizioni:

  • piccolo impianto domestico da 3 Kw di potenza
  • nessun finanziamento
  • 20 anni di funzionamento dell’impianto
  • soglia di rendimento minima considerata per la fattibilità del progetto: 4%
  • autoconsumo ipotizzato: 30% dell’energia auto-prodotta
  • detrazioni fiscali Irpef del 50% (che con la legge di stabilità sono prorogate a tutto il 2014)
impianti fotovoltaici domestici e ritorno economico con detrazioni

Impianti fotovoltaici domestici in scambio sul posto: ritorno economico con detrazioni fiscali

 

La soglia di prezzo al di sotto della quale il fotovoltaico domestico conviene (con scambio sul posto e detrazioni fiscali 50%) è 2.300 euro per kw “chiavi in mano”.

Per un impianto da 3 Kw, dunque, il prezzo dovrebbe essere intorno alle 7.000 euro: con questo livello di prezzo si garantirebbe un ritorno economico di almeno il 4% nel nord Italia e del 6% nel sud Italia, date le 6 condizioni sopra elencate. Al variare delle condizioni l’operazione risulterà più o meno conveniente. Ad esempio: innalzando la quota di autoconsumo dal 30 al 70% i risparmi  e l’IRR (Internal Rate Return) sarebbero molto maggiori.

La detrazione fiscale del 50% rende dunque ancora sostenibile la realizzazione degli impianti fotovoltaici sul tetto di casa, con introiti economici paragonabili a quelli del quinto conto energia.

Ecco cosa è e come funziona lo scambio sul posto.

 

Impianti fotovoltaici aziendali in scambio sul posto (sotto 200 kw e senza detrazioni)

Per gli impianti fotovoltaici realizzati in scambio sul posto al servizio di un’azienda non sono sfruttabili le detrazioni fiscali Irpef, ma l’ammortamento dell’impianto come bene strumentale all’attività. La differenza sul ritorno economico dall’investimento si vede: il guadagno è infatti, in questo caso, minore e la soglia di prezzo che rende conveniente l’investimento si abbassa. La soglia di convenienza minima individuata è in questo caso il 6% di IRR e l’autoconsumo ipotizzato è il 50%.

impianti fotovoltaici aziendali e ritorno economico con scambio sul posto

Impianti fotovoltaici aziendali in scambio sul posto: ritorno economico senza detrazioni fiscali Irpef e con 50% di autoconsumo

Ipotizzando un autoconsumo del 80-90% l’investimento sarebbe conveniente non solo al sud, ma anche al centro-nord.
La soglia di prezzo che renderebbe conveniente un impianto di questo tipo anche al nord italia dovrebbe essere di circa 1.100 €/kwp. Con questo prezzo un impianto di questo tipo avrebbe un ritorno del 10% nel sud Italia e del 6% nel nord italia. Il prezzo “soglia” per il sud italia (che garantirebbe un IRR del 6%) è comunque di 1.600 €/kw.

 

Ipotizzando un autoconsumo dell’80%, come cambierebbe la situazione?

In questo caso, per avere un buon rendimento economico (almeno il 6%),  i prezzi delle installazioni dovrebbero essere i seguenti:

  • sud Italia: con 1.700 €/kwp si ha un IRR dell’8%
  • centro Italia: con 1.700 €/Kwp si ha un IRR del 6%
  • nord Italia: con 1.400 €/Kwp si ha un IRR del 6%

 

Impianti fotovoltaici industriali oltre i 200 Kw (e senza detrazioni nè ssp)

Gli impianti fotovoltaici oltre i 200 kw di potenza non possono accedere allo scambio sul posto, ma la “ritiro dedicato”, cioè possono vendere l’energia, non immediatamente autoconsumata,  alla rete elettrica. La vendita avviene con “condizioni di favore” in quanto avviene con prezzi minimi garantiti.

Leggi qui cosa è il ritiro dedicato ed i prezzi minimi garantiti.

In questo caso ciò che veramente “fa la differenza” è la quota di autoconsumo diretto al servizio dell’azienda. Più si riesce ad autoconsumare, più l’investimento sarà conveniente ed avrà un buon ritorno economico.

Un altro fattore è importante: per via delle economie di scala un impianto di oltre 200 kw costerà al Kw via via meno all’aumentare della taglia.

Ipotizzando un impianto aziendale di 400 Kw di potenza, in ritiro dedicato, con autoconsumo del 50% dell’energia prodotta, la situazione è questa:

impianti fotovoltaici aziendali oltre 200 kw e ritorno economico senza scambio sul posto

Impianti fotovoltaici aziendali oltre 200 kw,  senza scambio sul posto, ma in ritiro dedicato: ritorno economico con autoconsumo del 50%

 

In questo caso il mancato accesso allo scambio sul posto viene compensato dal minor costo di installazione e dall’effetto del “ritiro dedicato” dell’energia non autoconsumata (con i prezzi minimi garantiti).

In questo caso, per avere un ritorno economico del 6%, ottenibile solo nel sud Italia, l’impianto deve costare non più di 1.300 euro/kwp.

La situazione cambia, anche in questo caso, se si ipotizza un autoconsumo dell’80%:

 

impianti fotovoltaici oltre 200 kw ritorno economico senza ssp autoconsumo 80

Impianti fotovoltaici aziendali oltre 200 kw, senza scambio sul posto, ma in ritiro dedicato: ritorno economico con autoconsumo del 80%

 

Anche in questo caso l’autoconsumo fa la differenza, portando l’impianto in una situazione di convenienza con non più di 1.200 euro/kwp. I prezzi limite per un efficace ritorno economico sono in questo caso i seguenti:

  • sud Italia: con 1.200 euro/kwp si ottiene un IRR del 9%
  • centro Italia: con 1.200 euro/kwp si ottiene un IRR del 7-8%
  • nord Italia: con 1.100 euro/Kw si ottiene un IRR del 6%

Con un autoconsumo dell’80% già oggi sarebbero convenienti medi e grandi progetti fotovoltaici in tutta Italia con prezzi intorno ai 1.200 euro/Kw.

 

Fonte: Energy&Strategy Group – Politecnico di Milano



“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”

Alessandro Fuda

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