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Fotovoltaico e rinnovabili, rivoluzione è già in atto. Ecco perchè..

Ultimo aggiornamento: 06-11-2013
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Quando la produzione da fonti rinnovabili raggiunge una “massa critica”, come è ormai il caso di diversi paesi europei, l’impatto sul sistema elettrico convenzionale risulta irreversibile e cambia in modo strutturale lo scenario produttivo.

Questa, in estrema sintesi, la tesi sostenuta da Gianni Silvestrini direttore scientifico della rivista bimestrale Qualenergia. A sostegno di ciò: alcuni dati inconfutabili sul sistema energetico nascente dalla diffusione del fotovoltaico e delle rinnovabili in Italia e nel mondo che inducono un cambio di strategia energetica da parte delle utilities (Eni, Enel, ecc…) e dei governi.

Come tutti i periodi di transizione anche questo porta ad una certa confusione apparente e ad un cambiamento di strategia. Vediamo, in estrema sintesi, quali sono i principali cambiamenti in atto.

 

Rinnovabili e fotovoltaico: qual è il punto e quali prospettive?

Spagna: ad aprile le rinnovabili hanno coperto il 54% della domanda elettrica causando un sovradimensionamento dell’offerta rispetto alla domanda di energia. Qui i nuovi 26 mila megawatt di centrali a gas realizzati sono oggi del tutto inutili e gli impianti fotovoltaici iniziano a realizzarsi in grid parity, ovvero già convenienti rispetto all’acquisto di energia dalla rete elettrica. Qui iniziano a diffondersi in maniera consistente anche le centrali fotovoltaiche collegate direttamente per l’immissione in rete: sono già state avanzate molte richieste per la realizzazione di impianti di medie e grandi dimensioni (150 – 500 Megawatt di potenza) per la vendita diretta di energia sulla rete.

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Portogallo: tra gennaio e marzo 2013 le rinnovabili hanno coperto il 70% della domanda elettrica. La produzione delle inquinanti centrali termoelettriche è calata di un terzo.

Giappone: tra gennaio e giugno 2013 sono stati realizzati 3,4 Gigawatt di nuovi impianti fotovoltaici ed il nucleare è per ora totalmente inutilizzato.

Germania, Danimarca e Cina: stesse tendenze di cui sopra.

Italia: crescita esponenziale delle rinnovabili (e calo della domanda elettrica) hanno provocato la chiusura di diverse centrali “convenzionali” inquinanti. In agosto 2013: 41% della domanda elettrica è stata coperta dalle rinnovabili (12% dal solo fotovoltaico).

In tutti i paesi: riduzione progressiva dei costi delle rinnovabili e conseguente aumento dei costi delle centrali tradizionali. Questa trasformazione deve però accompagnarsi ad un adeguamento delle infrastrutture di rete per accogliere le rinnovabili (intermittenti e non perfettamente prevedibili)

Nelle zone geografiche in cui le rinnovabili hanno i maggiori rendimenti (per esempio il sud Italia per il fotovoltaico e l’eolico) le rinnovabili son già oggi convenienti rispetto alle centrali a gas, petrolio e carbone.

Anche oltre oceano la situazione è similare: in Brasile il costo dell’eolico e diminuito del 41% nell’ultimo triennio ed è riuscito da solo a rispondere ad oltre il 50% della domanda di nuova potenza installata perchè anche qui è di fatto già competitivo con le inquinanti centrali termoelettriche. Anche qui il fotovoltaico sta iniziando ad essere competitivo, è solo questione di tempo.

L’opportunità del fotovoltaico e delle altre rinnovabili di competere direttamente con i prezzi in bolletta per l’utente finale apre scenari interessanti soprattutto nei paesi in cui il prezzo dell’energia è particolarmente elevato, come l’Italia, la Germania ed il Giappone.

 

Qual è, invece, il destino delle convenzionali centrali inquinanti?

Partiamo dal nucleare, che è pericoloso e “inquinante” pur non producendo emissioni di Co2. Molti reattori, ormai antiquati, avranno presto bisogno di rifacimenti: in Francia EDF ha messo in conto 50 miliardi di euro per prolungare di 20 anni la vita degli attuali reattori nucleari. Ci sono poi i costi di smaltimento delle scorie radioattive, ancora più elevati.

In altri paesi il costo del nucleare segue le stesse direttrici.

Le centrali a carbone e a gas, invece, dovranno sempre più fare i conti con i limiti imposti dai protocolli internazionali per la riduzione delle emissioni di Co2. Il pagamento di quote proporzionali alle emissioni sono di fatto già dei costi che sta sostenendo la collettività.

Se nel 2015 verrà firmato un nuovo protocollo sul clima per la riduzione delle emissioni di gas serra verrà posto un ulteriore freno alla produzione energetica convenzionale ed un’ulteriore spinta alle rinnovabili.

Già oggi molti investitori guardano con diffidenza agli investimenti nelle centrali a combustione, considerandoli investimenti “a rischio crescente” a causa della graduale minor competitività di queste centrali rispetto alle nuove.

A tal proposito una campagna già in atto in Europa (Berlino, Amsterdam, Edimburgo, Birmingham, Londra) è la “divest fossil”, una campagna internazionale per spingere gli investitori a disinvestire dalle centrali a fonti fossili in quanto a “rischio bolla speculativa” per via del sempre minor valore delle materie prime.
A tal proposito Nicholas Stern (economista della Banca Mondiale) afferma che “gli investitori attenti si stanno già accorgendo che puntare su questo tipo di aziende è oggi una scelta rischiosa”.

Ecco qualche dato interessante.

I profitti delle grandi utilities energetiche (che fondano la produzione per lo più ancora sulla centrali a gas e carbone) sono diminuiti mediamente del 10% nell’ultimo biennio. Il prezzo delle azioni di Enel, E.On e RWE si è dimezzato negli ultimi anni. Ed infatti anche loro hanno iniziato ad investire nelle rinnovabili: sembra che per loro la scelta sia quella di cambiare modello di business per continuare a sopravvivere.

Ecco perchè il fotovoltaico mette in crisi le tradizionali centrali elettriche inquinanti.

“Tecnologie energetiche pulite, fotovoltaico, fonti rinnovabili: queste le leve per uno sviluppo sostenibile e consapevole. Il giornalismo ambientale e le nuove tecnologie sono ottimi strumenti di condivisione per tracciare nuove strade”

Alessandro Fuda

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